"E lasciateci divertire con la grazia di Palazzeschi"

Aderisce al Futurismo senza farsene fagocitare, tenendosi ben lontano da ogni esaltazione della macchina e della guerra, adotta certi toni crepuscolari ma privati della loro malinconia e risolti in giochi leggeri dell'immaginazione

"E lasciateci divertire con la grazia di Palazzeschi"

Rileggere dopo tanto tempo Palazzeschi grazie al volume uscito nello «Specchio» Mondadori, Poesie 1904-1914 (pagg. 375, euro 19) e ritrovare tanta freschezza irriverente, tanto gusto del nuovo, tanta libertà creativa, mi ha fatto riflettere su che cosa è stato per la poesia l'inizio del XX secolo in confronto a quello del secolo presente. Nei primi venticinque anni del XX secolo intanto esplodono movimenti, correnti, tendenze sorrette da vasti programmi ideologici (quelli di cui quasi tutti oggi diffidano, essendo ormai quasi tutti schiavi del pensiero unico), si afferma il Futurismo, primo movimento di avanguardia al mondo, con una irradiazione formidabile, capace di influire su tutte le arti e persino sul costume e sulla società stessa. In chiave più cauta e domestica, il crepuscolarismo di Gozzano e Corazzini risponde al bisogno di contrastare il superomismo del gigante Gabriele d'Annunzio, attivo proprio nei primissimi anni del secolo con i suoi libri maggiori, Maia, Alcyone. Nascono riviste come La Voce di Prezzolini, che riafferma l'eticità della vita intellettuale, ed escono i primi libri di Ungaretti (Il porto sepolto è del 1916), di Campana (Canti orfici, 1914), il Canzoniere di Saba, nel 1921, e Ossi di seppia di Montale nel 1925.

Aldo Palazzeschi, temperamento indipendente e non esente dal gusto acutissimo della provocazione, dell'innovazione e della bizzarria, esordisce in questo clima. Aderisce al Futurismo senza farsene fagocitare, tenendosi ben lontano da ogni esaltazione della macchina e della guerra, adotta certi toni crepuscolari ma privati della loro malinconia e risolti in giochi leggeri dell'immaginazione, scrive sulla Voce senza mostrare particolari interessi civili o etici. Per definirsi in quanto poeta, sceglie una strada originale, non si dice visionario, non uomo di pena, ma funambolo, saltimbanco, capace di giocare, provocare, ironizzare su tutto, compreso se stesso. Un saltimbanco dell'anima, in grado di trasmettere follia, malinconia, nostalgia, stati alterati del sentire che si trasferiscono in un linguaggio nuovo, mai sentito prima. La novità di Palazzeschi è dirompente. Penso a un testo dolcemente misterioso e che vira verso «l'immenso mistero d'Oriente» come Habel Nasshab, o a un testo come Diana, con la sua cantilena infantile che si affida all'uso rituale ma quasi nonsensical e estremamente ritmico dell'iterazione: «Salisci mia Diana, salisci/ salisci codesto scalino/ scalisci non vedi è bassino/ bassino bassino, salisci», o come La fontana malata, che saccheggia in chiave comica la onomatopea pascoliana: «Clof, clop, cloch/ cloffete/ cloppete/ clocchete/ chchc...». In un testo come Ara Mara Amara compaiano tre vecchie che giocano a dadi, in Oro, Doro, Odoro, Dodoro, quattro uomini avvolti in mantelli neri, e le loro figure, anche quando hanno un sottinteso mitico (sono le Parche le tre vecchie?) vengono disegnate con un tratto leggero, arabescato, che a me ricorda il Liberty di Aubrey Beardsley.

Tra Liberty e nonsense, tra Beardley e Edward Lear, funambolico e magico: così vedevo Palazzeschi tanti anni fa, quando commentavo entusiasta e facevo mio il suo manifesto del Controdolore. E oggi, con in mano questo volume curato da Simone Magherini, riprovo le stesse liberatorie sensazioni. In Palazzo Mirena una straordinaria magia lascia brillare gli occhi di dama Mirena tra i carboni che restano dopo l'incendio devastatore. In La regola del Sole, una leggera e insieme profonda vocazione allegorica e mitologica racconta la storia delle signore che si fanno suore devote al sole, loro dio e amante, e che trovano rifugio in un'isola verde in mezzo al mare dove, vestite di rosso, passano la vita a invocare il sole all'alba, a festeggiarlo, qualche volta anche impudicamente come suor Matilde «vergognosa», allo zenit, a salutarlo con lamentazioni disperate al tramonto. Al tratto mitico-fiabesco della Regola del Sole si contrappone quello realistico metropolitano di Passeggiata. «-Andiamo?/ Andiamo pure». E tutto il resto della poesia non è che la registrazione di insegne, locandine, pubblicità, targhe, numeri civici, annunci, cinema, cartelli, sino al simmetrico epilogo: «-Torniamo indietro?/ Torniamo pure». Ma si farebbe torto a questa poesia leggendola soltanto come sperimentazione realistica: c'è una sospensione giocosa, sottolineata da rime inattese, da accostamenti imprevedibili che ne fanno un gioiello di invenzione libera, e la trasferiscono nel regno senza storia e senza geografia della fiaba. Pizzicheria potrebbe mostrare un tono di satira mondana, con l'immagine del signorino, «principesco figliolo/ dell'umile pizzicarolo» che entra tutto azzimato nel negozio paterno senza degnarlo, dimenticando a che cosa deve i soldi per abiti e sigarette: «ettogrammo chilo mezzo chilo/ cacio burro prosciutto salame...». Ma quello che conta è la «quotidiana sinfonia» della pizzicheria, resa una allegra musichetta esilarante. Poesie come Visita alla contessa Eva Pizzardini Ba o Postille hanno una sorprendente, giocosa, impudente crudezza di linguaggio: «e dopo la parola: poeta, c'è scritto: del cazzo».

Questo autore, spesso ricordato per il suo «e lasciatemi divertire!», rinunciatario in un mondo in cui gli uomini non chiedono più niente ai poeti, è un artista grandissimo che dissimula la sua arte nel gioco, nelle volute di fumo di cui consta il personaggio surreale del suo romanzo Il codice di Perelà, nella semplicità della grazia.

Leggete Sole: «Vorrei girar la Spagna/ sotto un ombrello rosso// Vorrei girar l'Italia/ sotto un ombrello verde...». E nella sua musica capirete perché Palazzeschi, il Divino Aldo, è uno dei rarissimi poeti con il dono della eterna giovinezza.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica