Qualche sito ha ciurlato nel manico e ha presentato la relazione di Stefano Palazzi, capo della procura federale, come l'assoluzione intervenuta per lo scudetto 2006 finito all'Inter, per decisione dell'allora commissario straordinario Guido Rossi. Non è andata così. Anche Massimo Moratti, presidente dell'Inter, ha commentato con una frase di apparente ottimismo: «É un punto a nostro favore». Certo. Ma si sapeva che l'Inter non poteva essere giudicata ed eventualmente condannata per fatti relativi all'estate del 2006. La prescrizione, per società e dirigente, è di due e quattro anni: impossibile evitarla.
Ma il nodo di calciopoli è ancora tutto da sciogliere. E spetterà al consiglio federale di metà luglio il pronunciamento. Tanto che, a sentire alcuni "boatos", sarebbe già partita una campagna di sensibilizzazione affinchè non passi la proposta di revocare quello scudetto, su istanza della Juventus, senza più assegnarlo. Sotto osservazione, quindi, finiranno quegli esponenti dell'organismo politico di nota fede neroazzurra.
Il punto è il seguente e basterà rispondere a un paio di domande per arrivare alla risposta fondamentale. Ecco la prima: se quelle intercettazioni fossero state note nell'estate del 2006, Facchetti e l'Inter sarebbero stati deferiti? La risposta è sicuramente sì. Secondo quesito: con questo deferimento sulla schiena, a prescindere dall'eventuale sanzione, sarebbe stato possibile assegnare allo stesso club lo scudetto a tavolino riconoscendogli comportamenti etici adeguati? La risposta è assolutamente no.
Ultima spiegazione: perchè Moratti e l'Inter hanno goduto della prescrizione mentre lo scudetto, assegnato nello stesso periodo, si può eventualmente revocare? Perchè in questo caso si tratta di un provvedimento amministrativo, adottato dal commissario che per definizione è il sostituto naturale del consiglio federale. Quindi solo il consiglio federale, su parere dell'alta corte del Coni, è in grado di annullare quel provvedimento.
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