A quell'ora, una manciata di minuti prima di mezzanotte, venerdì non c'era nessuno nel cantiere e nemmeno nel cortile. Così quando, dopo un boato, un'intera parete dell'edificio su due piani in ristrutturazione all'angolo tra via Anfossi 6 e via Sciesa 20 (zona piazza V Giornate) è collassata su se stessa, il centralino del 112 è stato sì bersagliato di chiamate e sul posto sono state mandate tre ambulanze e tre auto mediche, ma il problema dei feriti, di gente rimasta sotto le macerie (o peggio), fortunatamente non si è posto. E, a parte l'edificio stesso, da tempo dichiarato inagibile e disabitato, anche i caseggiati che lo circondano non hanno dovuto essere evacuati perché non coinvolti in alcun modo nel cedimento strutturale. Tuttavia per sicurezza i vigili del fuoco hanno fatto intervenire, oltre che da Milano, squadre da Bergamo, Brescia e Pavia, che hanno eseguito ricerche fino alle 3.30 del mattino con i cani molecolari per escludere totalmente la possibilità che sotto le macerie potesse esserci qualcuno.
Le cause del crollo, che al momento sembra non aver compromesso l'altra parte dello stabile a forma di elle, non sono ancora state accertate, ma una delle ipotesi è che la pioggia caduta durante il violento temporale che si era abbattuto sulla città nella mattinata possa aver compromesso la struttura dell'edificio sul quale sono state eseguite diverse demolizioni.
Saranno comunque le indagini dei tecnici dei vigili del fuoco e della polizia a chiarire le cause del crollo. L'area - ovvero le macerie della porzione dell'edificio sgretolatasi e composta da pian terreno, primo e secondo piano in ristrutturazione per un rinforzo statico - è stata messa infatti sotto sequestro dalla procura di Milano che sulla vicenda ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, per accertare innanzitutto le cause di quello che è stato definito dal magistrato di turno un «cedimento strutturale interno» e, sempre che ce ne siano, gli eventuali responsabili.
La palazzina crollata, come altri stabili della zona, sono di proprietà del Policlinico, che li amministra tramite una società: vennero lasciati all'ospedale dall'anziana proprietaria più di trent'anni fa. Recentemente l'edificio interno, ormai vetusto, è stato sgomberato e circa un mese fa sono iniziati i lavori di ristrutturazione. L'ala crollata era transennata e solo gli operai e i mezzi della ditta che sta eseguendo i lavori potevano accedervi.
I vigili del fuoco, sul posto l'altra notte con una ventina di mezzi, hanno lavorato per ore per mettere in sicurezza l'area tra la gente che, in strada, ipotizzava una fuga di gas, anche se non si sono avvertiti odori particolari in zona se non subito dopo il crollo.
«Prima del cedimento strutturale ero alla finestra a fumare una sigaretta e ho sentito un forte scroscio di acqua, ma non ho capito da dove arrivasse esattamente - spiega un residente -. Solo successivamente, una decina di minuti più tardi, ho cominciato a notare molta polvere provenire dall'area transennata del cantiere, quindi c'è stato il boato. È stato talmente forte che, non nascondo, mi ha davvero spaventato: per lo spostamento d'aria si sono aperte persino le porte del cortile. Solo dopo è arrivata la puzza di gas, ma piuttosto che la causa del crollo sono convinto si sia trattato di una conseguenza.
E comunque non è stata gran cosa». Il giovane conclude: «Fino al tardo pomeriggio c'erano degli operai che lavoravano nel cantiere...Non riesco a smettere di pensare cosa poteva accadere se il crollo fosse avvenuto a quell'ora».
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