Si è aperta ieri, a Palazzo Albergati di Bologna, «Antonio Ligabue. La grande mostra» (fino al 30 marzo 2025, prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con Comune di Gualtieri e Fondazione Museo Antonio Ligabue, a cura di Francesco Negri e Francesca Villanti). Paesaggi, animali, scene di vita quotidiana e numerosi e intensi autoritratti: oltre 100 opere - tra oli, disegni e sculture - sono protagoniste di un percorso espositivo unico in cui, attraverso la fortissima carica emotiva delle tele, sarà possibile conoscere la vita di un artista visionario e sfortunato ma che, da autodidatta, fu ed è tutt'oggi capace di parlare a tutti con immediatezza e genuinità. Accanto alle opere - molte delle quali sono inediti assoluti, come Lince nella foresta (1957 - 1958), venti disegni a matita su carta da disegno (1961 - 1962) e diverse opere di grande qualità non esposte da tantissimi anni come Circo all'aperto (1955 - 1956), Castelli svizzeri (1958 - 1959), Crocifissione (1955 - 1956) e un rarissimo pastello a cera, matita e china su carta, Leopardo e antilope e indigeno (1953 - 1954) - a definire la figura di Ligabue è anche uno stralcio del film Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, con la magistrale interpretazione di Elio Germano, uscito nel 2020 dopo il memorabile sceneggiato Rai di Salvatore Nocita del 1977 con Flavio Bucci.
Per la prima volta esposto anche l'album di disegni che Ligabue realizzò mentre soggiornava nell'ultimo periodo della sua vita alla locanda «La Croce Bianca» (gestita dalla famiglia della Cesarina, il suo amore platonico).
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