Palazzo Marino mette sotto l'albero la Madonna di S. Simone del Barocci

L'opera, in prestito dalla Galleria delle Marche, esposta in Sala Alessi. Il curatore: "Artista paragonato a Raffaello, fu molto amato a Milano"

Palazzo Marino mette sotto l'albero la Madonna di S. Simone del Barocci
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Amorevole, delicata, con tonalità che toccano il cuore e una ricchezza di dettagli da rimanere a bocca aperta: «La Madonna di San Simone» di Federico Barocci è arrivata a Palazzo Marino ed è un bel regalo per i milanesi e i turisti che potranno ammirarla, gratuitamente, per il tradizionale appuntamento con l'arte che ogni anno si rinnova in Sala Alessi. Da oggi e fino al 12 gennaio «La Madonna con il bambino e i Santi Simone e Giuda» questo il titolo completo della pala monumentale, quasi tre metri per due si mostra in un allestimento che ne valorizza la potenza espressiva. L'opera è in prestito dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino e, per certi versi, rappresenta un ritorno a casa del Barocci. Ce lo spiega Luigi Gallo, che della galleria marchigiana è appassionato direttore e che firma, insieme ad Anna Maria Ambrosini Massari, la curatela della mostra in Sala Alessi: «Nello stesso anno in cui il cardinal Federico Borromeo porta all'Ambrosiana la celeberrima Canestra di frutta di Caravaggio, acquista anche La Natività del Barocci, opera meravigliosa in cui Giuseppe indica ai pastori il bambinello, illuminato di una luce tutta particolare. Non dimentichiamo che al Barocci fu commissionata anche una pala per il Duomo di Milano: è nella navata sinistra e rappresenta Sant'Ambrogio che impone la penitenza all'imperatore Teodosio. Questo dimostra, come testimoniano i documenti del tempo, quanto Barocci fosse amato a Milano e tutt'altro che relegato alla sola corte di Urbino».

Definito da Vasari pure «giovane di grande aspettazione» e considerato il nuovo Raffaello per la dolcezza dello stile, l'urbinate Federico Barocci (dal 1535-1612) è stato il pupillo del duca Francesco Maria II della Rovere che lo ha usato spesso come per ambasciatore culturale della sua corte: l'arrivo sulla scena dell'arte del Caravaggio ne ha oscurato nel Novecento la fortuna critica ma, complice il gran lavoro della galleria urbinate, Barocci oggi si sta finalmente riprendendo la fama che merita. In Sala Alessi, grazie al riuscito ed essenziale allestimento di Franco Achilli, possiamo ammirare la grande pala realizzata tra il 1566 e il 1567: mirabilmente dipinti, compaiono San Giuda Taddeo con l'alabarda e San Simone che tiene in mano la sega, simbolo del suo martirio. Squisita la rappresentazione della Vergine che insegna al Bambin Gesù a leggere così come raffinata è la cura nel dipingere i fiori della corona che l'angelo pone sul capo di Maria, mentre sullo sfondo scorgiamo l'inconfondibile profilo della città di Urbino, amatissima patria del Barocci.

In primo piano, a destra, i due committenti dell'opera: il profilo della donna è stato realizzato su carta e poi applicato su tela, testimonianza della perizia tecnica del Barocci.

Ad impreziosire l'esposizione, in apertura di mostra è esposto anche un piccolo disegno dell'artista proveniente dal Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco: raffigura un delicato volto di devota, pezzo preparatorio della «Madonna del Popolo», pala d'altare oggi conservata agli Uffizi, e dimostra la dolcezza del tratto del Barocci, grande pittore di emozioni. Infine, la mostra a Palazzo Marino si arricchisce con l'iniziativa «Natale nei Borghi»: esposto al Castello il presepe napoletano del Settecento.

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