Ha ammesso tutto davanti al Gip di Palermo Maurizio Lipani, commercialista di Palermo e amministratore giudiziario. Nei giorni scorsi la Dia di Trapani lo aveva accusato di peculato e auto-riciclaggio. Secondo gli agenti, Lipani avrebbe intascato i soldi della mafia durante il suo lavoro di amministratore gidiziario. Stamattina il commercialista, che si trovava in regime di arresti domiciliari, si è presentato davanti al Gip di Palermo insieme al suo legale Massimo Motisi. Ha spiegato al giudice di attraversare un momento critico per la sua salute, con stato di ansia e stress. Lipani, poi, ha anche rivelato di essersi appropriato di somme relative anche ad altre amministrazioni giudiziarie. Lo avrebbe fatto, ha detto ai giudici perché lo Stato non ha ancora pagato le sue parcelle che ammonterebbero a un milione di euro. La Procura ha annunciato che chiederà l'aggravamento della misura di Lipani spostando il commercialista dai domiciliari al carcere.
Lipani era stato arrestato dalla Dia di Trapani nel corso dell'operazione "Eldorado". Con lui, in manette anche Epifanio Agate, imprenditore ittico di Mazara del Vallo in provincia di Trapani, figlio dello storico boss Mariano Agate alleato dei corleonesi di Salvatore Riina, per decenni capo del potente mandamento mafioso di Mazara del Vallo e la moglie di Epifanio, Rachele Francaviglia.
Secondo quanto riferito dalla Procura, Lipani avrebbe distratto a proprio personale vantaggio, in più soluzioni, mediante prelevamenti di contante e bonifici inviati sui propri conti personali, somme di pertinenza delle aziende sottoposte a sequestro ai coniugi Agate e di altre aziende colpite da vincoli cautelari da più autorità giudiziarie e allo stesso affidate in gestione quale custode e amministratore giudiziario, omettendo di adempiere agli obblighi di rendicontazione. Oggi la confessione che aggrava la posizione dello stesso commercialista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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