Sono accuse pesanti quelle presentate in un esposto alla procura dai medici di Trapani nei confronti dell'Asp. I camici bianchi, infatti, lamentano l'assenza delle mascherine, la commistione tra i reparti in cui vengono ricoverati i pazienti affetti da coronavirus e quelli che invece non hanno contratto il viru covid-19 e medici che vanno a lavorare pur avendo il coronavirus. La segnalazione adesso si trova sul tavolo del procuratore.
Da un lato dunque, ci sono i medici in prima linea che stanno affrontando l'emergenza sanitaria nel trapanese, diventata sempre più grave. Tanto che il comune di Salemi ha decretato la "zona rossa" per l'alto numero dei contagi. Dall'altro lato c'è l'azienda provinciale che si difende in questa sorta di guerra interna. I medici di base e i sanitari dell'ospedale Paolo Borsellino di Marsala, però, hanno messo tutto nero su bianco in un esposto che mette in discussione la gestone di Fabio Damiani, direttore dell'Asp di Trapani dal dicembre 2018. Che dice: "Non c'è nessuna emergenza dpi (acronimo che indica i dispositivi di protezione individuale, ndr) nei reparti Covid del trapanese - dice il direttore - Gli altri reparti come da indicazioni, non hanno protezioni alte".
Il direttore, però, viene contestato anche per come ha gestito il caso di un medico di Castelvetrano, chirurgo in servizio all'ospedale, adesso ricoverato in terapia intensiva a Palermo, che continuò ad andare al lavoro anche dopo aver contratto il virus. "Abbiamo aperto - dice Damiani all'Agi - un procedimento disciplinare per il medico e adesso stiamo valutando l'invio dei documenti in Procura". Ma la questione più spinosa riguarda i dispositivi di protezione individuale. "Non averci fornito, e continuare a non fornirci, i dispositivi di protezione individuale, mette a rischio la nostra salute e di conseguenza quella dei nostri pazienti", si legge nell'esposto. "Nel caso dei medici di base, che non sono nostri dipendenti, abbiamo distribuito circa 900 mascherine chirurgiche in due tranche differenti - dice Damiani - Le indicazioni che ci arrivano da Oms e Iss sono quelle di destinare i Dpi ad alta protezione ai reparti covid e non anche agli altri reparti".
Nel trapanese ad oggi ci sono 61 persone affette da coronavirus e di queste 22 sono ricoverate in terapia intensiva. E c'è una notizia positiva. I primi due pazienti ricoverati con il covid-19 hanno lasciato l'ospedale perché guariti, mentre altri sono stati spostati dalla terapia intensiva perché hanno ripreso a respirare autonomamente. Intanto mentre il direttore Damiani prova a far sentire le proprie ragioni, la rabbia dei medici si fa sentire soprattutto da Marsala, dove il personale in servizio denuncia "percorsi che non garantiscono sicurezza ad operatori e utenti". "La lettera dei sanitari di Marsala mi sembra una metodologia poco trasparente - dice il direttore - Ritengo che le rivendicazioni sindacali debbano avvenire attraverso i sindacati, farlo attraverso lettere aperte ci dimostra i risultati della paura. Non è vero che all'interno delle strutture ospedaliere della provincia di Trapani ci sia commistione tra i reparti Covid e quelli non Covid. Chiaro che si è dovuto separare nettamente i percorsi. Ci sono ascensori dedicati e sono stati disinseriti i meccanismi di aerazione".
Eppure nei giorni scorsi è accaduto un altro caso singolare: un anziano cardiopatico originario di Alcamo, trasferito al Sant'Antonio Abate di Trapani, durante il ricovero ha iniziato a manifestare i sintomi del coronavirus.
"Non appena visti i sintomi, lo abbiamo posto in isolamento e tutto il personale sanitario è stato sottoposto a tampone - precisa Damiani - ma di certo episodi come questo sono delle tragedie che vanno gestite nel momento in cui si verificano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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