"Donne sexy e in mini bikini": scoppia il caso della brochure turistica

Le spiagge agrigentine descritte come luoghi libertini in cui le donne sono disposte a tutto. Interviene la Lega che ha chiesto il ritiro del materiale turistico.

"Donne sexy e in mini bikini": scoppia il caso della brochure turistica

Minigonne, top e canottiere. Quelle donne in abiti succinti e sexy su una rivista di promozione del territorio agrigentino sta facendo discutere. E tanto. "Sono schifata e indignata nel leggere come la donna possa divenire impunemente oggetto di propaganda sessuale in un opuscolo turistico riportante, tra gli altri, anche il logo del comune di Agrigento - dice Nuccia Palermo, capogruppo della Lega ad Agrigento che è intervenuta dopo il caso sollevato dal giornale online sicilialive24.it - Sono inferocita nello scoprire che ciò avviene utilizzando e offendendo l'immagine e la reputazione delle nostre giovani concittadine. Agrigentine, figlie di una terra ricca di storia, di cultura e soprattutto di dignità. Prendo le distanze dalla pessima descrizione fatta, con l'aggravante che tale descrizione sembrerebbe avallata dall'amministrazione comunale a guida Firetto".

E nell'opuscolo si legge testualmente: "Sulle spiagge, tra ragazze con costumi succinti e molto, ma molto sexy, è facile trovare compagnie, tutto è ammesso, anche i più timidi mettono da parte un po' delle loro inibizioni, facendo affiorare il meglio della loro loquacità". E ancora: "Le barwoman sono solite anche scatenarsi in danze, non appena la temperatura comincia a salire". E infine: "In discoteca, mentre i ragazzi si presentano anche in bermuda e maglietta, le ragazze, sfoggiano abitini molto trasparenti, d'altronde il vedo-non vedo è quello che gli uomini apprezzano di più, ma non è difficile trovare anche minigonne mozzafiato e toppini che mettono in risalto il seno".

"Assurda la scelta del sidaco Firetto di autorizzare l'apposizione del logo del comune in questa inqualificabile brochure - dice ancora Nuccia Palermo - Ricordo al primo cittadino che ha il dovere di difendere l'immagine e l'onorabilità della città che amministra e rappresenta. Dunque ritiri immediatamente il logo, salvo che la scelta di attirare il turismo dei maniaci di mezzo mondo non sia una deliberata scelta politica. La storia di Agrigento narra ben altro e non permetteremo a nessuno di offendere la nostra gente, le nostre donne e le nostre figlie. Se questa è l'Agrigento 2020 di Lillo Firetto di sicuro non è e non sarà mai la nostra".

La rivista era stata pensata e ideata con l'obiettivo della promozione turistica del comprensorio agrigentino. Oltre al logo del comune di Agrigento, sono presenti anche quelli di Palma di Montechiaro, Ribera e Menfi e la pro loco di Porto Empedocle. A finire sotto l'occhio del ciclone, la parte dedicata a "Le vie del mare", in cui si narra di una Agrigento in cui impazza e imperversa un mondo libertino, senza regole e dove l’attrazione sono abiti succinti e sexy, pochissima stoffa e donne e uomini senza freni inibitori e in cui alcol e richiami sessuali sono il dna della vita tra spiagge, discoteche e chioschi sul mare.

Eppure proprio la provincia di Agrigento possiede eccellenze artistiche di primissimo livello che da sole bastano per attirare migliaia e migliaia di turisti. La mossa di promuovere il turismo attraverso un'immagine libertina delle donne del posto è una brutta caduta di stile.

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