Mafia, tre secoli di carcere per il processo "Panta Rei"

La decisione della quarta sezione della corte di appello del tribunale di Palermo per 32 dei 37 imputati del processo contro le cosche mafiose di Porta Nuova, Bagheria e Villabate

Mafia, tre secoli di carcere per il processo "Panta Rei"

Oltre 305 anni di carcere sono stati inflitti dalla quarta sezione della corte di appello del tribunale di Palermo a 32 dei 37 imputati del processo di mafia "Panta Rei" contro le cosche del mandamento di Palermo Porta Nuova e di Bagheria e Villabate in provincia di Palermo. Un duro colpo per la mafia palermitana. Il collegio presieduto da Mario Fontana ha aumentato le pene a due imputati che erano stati parzialmente assolti in primo grado il 27 settembre del 2017. Sono state assolte cinque persone, mentre tutte le altre condanne sono state rimodulate, in modo da elevare le pene inflitte dal gup Nicola Aiello, col rito abbreviato: da 268 anni si è passati a 305. La decisione è stata emessa dopo 4 giorni di camera di consiglio. I giudici, per aumentare gli anni di carcere, hanno applicato anche il meccanismo della continuazione. I due che si sono visti riconoscere colpevoli di ulteriori reati, così come richiesto dal pg Rita Fulantelli, sono Giuseppe Ruggeri, che passa da 3 anni a 12, e Salvatore David, che "sale" da 4 anni e 8 mesi a 11 anni. Gli assolti sono Massimo Monti, Giuseppe Di Giovanni, Gaetano Tinnirello, Giuseppe Bucaro e Mario Sciortino.

Tra coloro che hanno avuto un'assoluzione parziale - dall'accusa di traffico di droga - c'è la donna-boss Teresa Marino, moglie del capomafia di Porta Nuova Tommaso Lo Presti, detto "il Pacchione" (il grasso): per lei riduzione di pena, da 18 a 14 anni. Per lo stesso motivo anche Alessandro Bronte da 15 anni passa a 11 anni, 6 mesi e 20 giorni e Pietro Catalano da 8 anni a 4 anni e 8 mesi. A Paolo Calcagno invece la pena viene aumentata, perchè i giudici hanno ritenuto comunque più gravi altri comportamenti, rispetto alla valutazione che ne aveva dato il Gup Aiello nella sentenza di primo grado: da 14 anni passa a 15 e 4 mesi; stessa valutazione per Tommaso Catalano, al quale viene riconosciuta una recidiva per altri fatti: da 6 anni "sale" a 7 e 8 mesi. Per molti altri imputati viene applicato il meccanismo della continuazione con precedenti condanne per fatti simili o analoghi: scattano dunque gli aumenti, in qualche caso solo apparenti, perchè le pene devono essere sommate fra di loro.

Così le altre condanne: 6 anni ad Antonino Abbate; un anno a Maria Rosa Butera (2 in primo grado); Carmelo D'Amico passa da 10 a 11 anni e 4 mesi; Francesco Paolo Desio da 8 a 11; Giuseppe Di Cara da 8 a 12; Pasquale Di Salvo "sale" di due mesi, a 5 anni e mezzo; Salvatore Ingrassia passa da 8 a 16 anni e 10 mesi; Nunzio La Torre ha avuto 7 anni (ne aveva avuti 8 e 4 mesi); Francesco Paolo Lo Iacono 10 anni e 8 mesi (12 anni in primo grado); Rocco Marsalone 11 anni e 8 mesi (12 anni in primo grado); Angelo Mendola 6 anni più una multa che non aveva avuto nel primo grado; Andrea Militello 2 anni e 4 mesi (5 anni e 6 mesi la prima volta); Bartolomeo Militello scende da 13 anni e 4 mesi a 11 anni; Giuseppe Minardi passa a 5 anni, da 6 anni e 2 mesi; Salvatore Mulè sale da 8 anni a 13 anni e 4 mesi; Gaspare Parisi da 6 anni a 13 anni e mezzo; Giampiero Pitarresi scende da 16 anni a 14 anni; il pentito Massimiliano Restivo da 4 anni e 4 mesi a 4 e 8 mesi; Antonino Salerno da 6 anni e 2 mesi a 5 anni; Ludovico Scurato da 6 anni a 5 e 4 mesi; Domenico Tantillo da 14 a 16 anni; il fratello Giuseppe Tantillo, oggi collaboratore di giustizia, da 5 anni e 4 mesi a 5 anni; Francesco Terranova da 6 anni a 5 anni e 4 mesi; Giuseppe

Antonino Maria Virruso da 8 a 11 anni; Vincenzo Vullo da 6 a 9 anni. Mandamento mafioso di Porta Nuova, dunque, ridotto ai minimi termini, soprattutto dopo la scorsa operazione che ha portato in carcere altre 32 persone in attesa di giudizio.

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