Il titolo è, in un certo senso, fuorviante. Quello di Paolo Di Paolo non è un Romanzo senza umani (Feltrinelli, pagg. 218, euro 17): è, al contrario, un libro dove gli umani c'entrano moltissimo, ridicoli e allo stesso tempo tragici come sono nella continua ricerca di sé stessi, nell'inseguimento di un senso, di una ragione, specialmente al fondo del proprio cuore. Però il titolo riflette anche qualcosa che può accadere e che al protagonista, Mauro Barbi, è in effetti successo: di vivere congelato, isolato dagli altri, chiuso nella propria autobiografia che continua a scrivere, imperterrito, seguendo soltanto la sua singola versione della storia. Per uno storico di professione, quale lui è, un clamoroso errore di prospettiva.
Mauro Barbi è uno che di congelamenti se ne intende: è il massimo esperto delle vicende del lago di Costanza, che, alla fine del 1572, per sei mesi, si ibernò all'improvviso, a causa di una Piccola era glaciale. Barbi ha studiato, in particolare, come la repentinità del cambiamento climatico abbia sconvolto la vita della natura e degli uomini. Perciò le sue ricerche hanno una certa attualità, e lo portano a finire in televisione, durante un dibattito, proprio nel bel mezzo di un viaggio che Barbi ha intrapreso per scongelare il suo passato (e non solo). Barbi risale l'Europa, dalla Svizzera arriva in Germania e, nel momento in cui ha raggiunto la meta, Costanza, gli tocca il collegamento tv che aveva cercato di evitare per giorni; proprio come, per quindici anni, aveva tentato di svicolare dalle sue relazioni, di amicizia, sul lavoro e in amore. In questo percorso di disgelo del suo lessico esistenziale e dei suoi gesti vitali, il professore recupera una vecchia mail e cerca di riannodare i fili tranciati molti anni prima.
È così che, facendo sciogliere il ghiaccio che ci toglie l'umanità, Mauro Barbi prova a ricostruire una condivisione dei ricordi, una riscrittura dell'esperienza che sia arricchita da quanto vissuto dall'altro: una storia più vera, in cui ritrovarsi e, forse, poter intravedere addirittura un futuro.
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