Parassiti, ma Gianfry pensa a suo cognato?

Parassiti. Gianfranco Fini ha detto proprio così. Non vuole parassiti e delinquenti nel proprio partito. Non sono parole usate a caso, ma sintetizzano tutta la politica mediatica di quelli che hanno lasciato il Pdl, la banda dei Briguglio, Granata, Bocchino, Urso, Della Vedova, i moderati alla Moffa o gli sdegnosi puritani da palcoscenico alla Barbareschi. Il messaggio è che nessuno di loro è andato via per calcolo politico o per rilanciare una carriera da ballerina di seconda fila. No, lo strappo nasce da ragioni morali. Lo hanno detto, l’hanno (...)
(...) ripetuto, l’hanno fatto capire. È un ritornello che torna in ogni occasione: loro sono la destra pulita, senza macchia e senza paura, gli altri, quelli del Pdl, sono il marciume, gli indegni, gli infami. L’ex leader di An, che pure è cresciuto con il marchio della ghettizzazione, ha appreso l’arte dei suoi antichi avversari: dividere il mondo in buoni e cattivi. E come Togliatti non vuole pidocchi sulla propria criniera. Non importa che poi, nel caso del Migliore, quei parassiti avessero il solo torto di dire che nei paesi comunisti non si vivesse così bene e quel sogno proletario assomigliasse troppo a un inferno di fame e terrore. L’importante è tirare una linea, segnare un confine etico, mettere all’indice chi non la pensa come te.
Nel caso di Fini tutto questo fa perfino un po' ridere. A chi pensa Gianfranco quando parla di parassiti? Pensa a Montecarlo? Pensa ai cognati che vivono a sbafo nelle case del partito? Pensa a quelli che da una vita vivono di rendita nell’apparato statale? Pensa ai suoi elettori con i colletti bianchi? Pensa al Sud che vive di elemosina pubblica? Pensa a chi è stato sdoganato e arriva al governo grazie a una persona e poi lo colpisce alle spalle? Pensa a chi s’improvvisa produttore di programmi e li vende a peso d’oro a mamma Rai? Al Fli non basterebbero litri di aceto per liberarsi di tutti i parassiti.
Non si è ancora capito dove sia questa superiorità morale della destra che ha mandato al macero il bipolarismo. È un parassita chi viene eletto presidente della Camera e poi passa i giorni a congiurare contro il suo vecchio partito, quello che ha contribuito a fondare? Forse no. Questa per Fini è politica alta e bella. È lo scatto d'orgoglio di un uomo che comincia a vedere gli anni passare e non se la sente più di fare il numero due. Legittimo. Tutti gli uomini hanno diritto alle proprie ambizioni. Quella che puzza è l’ipocrisia. È il non fare i conti con le proprie scelte e giustificarsi dicendo che gli altri non sono alla tua altezza, non ti meritano, sono sporchi, sono al di sotto della tua statura morale. È il buon Italo Bocchino che conosce gli anfratti più cinici della politica napoletana e ora va in giro a dispensare santità, guardando i suoi vecchi colleghi con un sorriso impertinente che dice: poveri peccatori rimasti nel fango. Ma cosa hanno fatto in tutti questi anni Briguglio e Granata? Da quale miracolo viene la loro santità morale? Forse per capire quello che sta accadendo basta andare sul sito di Generazione Italia, la fondazione che serve a Bocchino per governare il nuovo partito.

Qui si è aperta la discussione su cosa fare dei nuovi adepti, di quelli che non hanno fatto la marcia su Arcore. E la preoccupazione morale dei ragazzotti di Italo è una sola: non permetteremo che gli ultimi (arrivati) divengano i primi. Come al solito l’etica in questo Paese è solo una questione di poltrone.

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