In aula alla Camera, Giovanni Donzelli ha fatto nomi e cognomi dei deputati del Partito democratico che, nei giorni scorsi, si sono recati in carcere a incontrare Alfredo Cospito, in sciopero volontario della fame da oltre tre mesi contro il regime 41-bis al quale è sottoposto. Il coordinatore di Fratelli d'Italia ha chiamato in causa Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e Andrea Orlando, che il 12 gennaio sono andati in carcere a parlare con Cospito a Sassari, nello stesso giorno in cui l'anarchico, come risulterebbe da documenti "che si trovano al ministero della Giustizia", ha parlato con Francesco Di Maio del clan dei casalesi del 41-bis. "Io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi", ha chiesto Donzelli, scatenando la reazione dei quattro e dell'intero emiciclo.
A prendere la parola in aula per difendere se stessa e gli altri tre menzionati da Donzelli è stata Debora Serracchiani, pasionaria del Partito Democratico, che dalle colonne de la Stampa ha annunciato che procederà per vie legali contro Giovanni Donzelli, "perché è stata lesa l'onorabilità dei deputati del gruppo del Pd, ma anche la mia personale e di altri colleghi che hanno espletato un diritto riconosciuto nell'esercizio del mandato, quello di far visita ai detenuti in carcere". Walter Verini, invece, ha parlato tramite la Repubblica, accusando Donzelli di "uso privato delle istituzioni".
Ha poi giustificato la sua presenza a Bancali da Cospito: "Abbiamo letto un appello di personalità che intervenivano su un detenuto che rischiava e rischia di morire. Siamo andati a verificarne le condizioni, perché non può esistere che una persona affidata allo Stato possa morire". Quindi, ponendo il Pd su un piano morale superiore a quello di FdI, facendo l'elenco di personalità di spicco nella lotta alla mafia che sarebbero il riferimento del suo partito, attacca ancora Donzelli: "Quali sono i riferimenti antimafia e antiterrorismo di questo signore e di qualche suo alleato? Lui non delegittima il Pd, ma la lotta alle mafie".
Silvio Lai è da anni un esponente di spicco del Pd in Sardegna e per il momento non si esposto pubblicamente sulla questione, come invece ha fatto Andrea Orlando, ex ministro del Lavoro. Dagli studi di La7, Orlando ha rivelato i contenuti della conversazione avuta con Cospito: "Ci ha spiegato l'intenzione di andare avanti finché non fosse stato superato quel regime carcerario che lui contestava in toto. Dopo l'incontro ci siamo convinti che assolutamente il 41-bis fosse necessario mantenerlo, ma io mi sono chiesto se fosse quello adatto al caso di Cospito".
Orlando preferisce non prendere in considerazione l'ordinanza cautelare emessa dal tribunale di Perugia, come spiegato dal procuratore capo Raffaele Cantone, "valutata proprio come uno degli elementi per applicare il 41 bis perché noi contestavamo l'ipotesi dell'istigazione a delinquere fatta mentre Cospito era detenuto in carcere".
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