Nuovo scontro in Senato sul Manifesto di Ventotene: cosa è successo

Il Manifesto scritto nel 1941 continua a essere oggetto di discussione per le opposizioni, che rinfacciano al premier di averne letto testualmente alcuni passaggi

Nuovo scontro in Senato sul Manifesto di Ventotene: cosa è successo
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Lo scontro sul Manifesto di Ventotene si sposta al Senato. All'inizio della seduta odierna a Palazzo Madama, a intervenire sul tema che ieri ha infuocato la giornata politica, e poi monopolizzato la prima serata della Rai, è stata la senatrice Raffaella Paita di Italia Viva, secondo la quale "quello che è accaduto ieri (la lettura da parte di Meloni di alcuni passi del Manifesto, ndr) è grave per la democrazia e per l'Europa". La reazione della maggioranza in Senato è stata veemente e si è replicato lo schema di quanto visto a Montecitorio ieri, quando le opposizioni sono andate all'attacco del presidente del Consiglio, costringendo il presidente Fontana alla sospensione della seduta per due volte.

"Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia", ha detto ieri Giorgia Meloni alla Camera dopo aver letto il Manifesto, mentre già le opposizioni protestavano rumorosamente. Secondo Paita, e secondo anche quanto condiviso da altri parlamentari di sinistra, "estrapolare dal contesto le parole di persone al confino, di eroi, sia quanto di più grave, vergognoso e disumano si sia visto negli ultimi anni, in un momento cruciale per la vita del Paese". A detta della senatrice, quello che secondo lei avrebbe fatto Meloni "disonora il nostro Paese e non rende giustizia alla storia dell'Europa, alla resistenza, all'antifascismo. È una pagina brutta che testimonia qualcosa di recondito nella storia della destra".

Ciò di cui implicitamente Paita sta accusando Meloni è chiaro, anche perché alcuni suoi colleghi sono stati più espliciti di lei. Eppure, quei passaggi letti dal Presidente ci sono nel Manifesto e anche se contestualizzati nell'epoca in cui sono stati scritti, hanno un loro significato preciso. Ma le opposizioni all'attacco del presidente del Consiglio a Palazzo Madama si spingono ancora oltre con il senatore di Avs Tino Magni, secondo il quale quanto fatto alla Camera da Meloni "significa rinnegare le fondamenta di questa Repubblica. Chiediamo di poter discutere di questo fatto" e aggiunge, piccato, usando un plurale non definito che "ci vergogniamo di aver sentito nel Parlamento quelle parole".

Nel momento in cui a intervenire sono stati gli esponenti del centrodestra, l'opposizione ha aumentato ancor di più la cagnara in Aula. Il senatore della Lega, Claudio Borghi, tra le urla della controparte ha sostenuto che il Manifesto di Ventotene "è uno dei testi più orribilmente antidemocratici che siano mai stati scritti". Per il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, deve essere "legittimo non condividere queste o altre pagine, come io non condivido delle pagine sulla proprietà privata. La proprietà privata è un diritto. Capisco la simbologia e i protagonisti, ma si può anche dire che in alcuni documenti del passato certe cose non andavano bene".

Anche l'intervento del capogruppo di Fratelli d'Italia, Lucio Malan, è stato accolto da proteste in Senato, in quanto il senatore ha voluto sottolineare che "citare le parole testuali di Spinelli, Rossi e Colorni suscita l'ira di alcuni che dicono di sostenerli. Questo dovrebbe suscitare delle domande in voi. Sappiamo bene il contesto, di persone ingiustamente messe al confino. Questo non vuol dire che tutte le loro idee debbano essere accettate".

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