
L'Europa è un equivoco. È solo una voce che qualcuno ha messo in giro. È una torre di Babele dove le parole hanno un significato diverso in base a chi le ascolta. Nessuno, soprattutto, ha voglia davvero di parlare di Europa, perché se lo fai poi devi dargli un volto, un senso, una direzione. È sempre meglio restare sul vago, così ognuno può immaginarsi l'Europa e modo suo, facendo finta che c'è spazio per tutti. È chiaramente una finzione.
È così che si spiega quello che è successo a Montecitorio. È un gioco di ombre, dove si illumina solo quello che si vuole far vedere. Giorgia Meloni si aspettava la reazione indignata. È stato come buttare un nido di vespe nel Parlamento. Avete mai letto cosa c'è scritto nel manifesto di Ventotene? Eccola la domanda che fa scompiglio. La realtà è che molti lo hanno letto, pochi se lo ricordano, tanti fingono di aver capito, ma soprattutto a nessuno di chi lo evoca interessa davvero cosa c'è scritto. Ventotene è un modo di dire, un fazzoletto alla moda, un simbolo, certo, e un'ideale, un libro sacro, un alibi e una coperta sotto cui nascondersi, la formula magica che tutto tiene. È la meravigliosa magia che si è vista nella piazza orgogliosa di Roma, dove gli ospiti di Michele Serra si sono dichiarati, come il gatto di Schrödinger, l'una e l'altra cosa, per la pace e per il riarmo, con i confini e senza confini. Ventotene è servita a mascherare ogni apparente contraddizione. Ma che Europa è? È figlia di quel tempo. È la risposta a vent'anni di dittatura e al fallimento della democrazia giolittiana. È la fuga verso un «paradiso in terra» già sporco di sangue. Ventotene, per incantarsi, non bisogna guardarla troppo da vicino. È sicuramente antifascista e sogna una rivoluzione giacobina. Altiero Spinelli e Ernesto Rossi avrebbero con il tempo sognato, ognuno per conto suo, una Europa diversa da quella di Ventotene. Non sono rimasti incagliati sulle rive di un manifesto. Nessuno dei due si sarebbe inoltre riconosciuto nell'Europa di Bruxelles, troppe banche, troppa finanza, perfino un po' troppa burocrazia. Ventotene quindi è un vestito da mettersi addosso, con in tasca un carico di emotività. È lo spirito che conta. Il peccato di Giorgia Meloni è aver detto che il re è nudo. È leggere il libro sacro lettera dopo lettera e quelle parole non vanno lette. Se le scandisci finisce la magia. Ti tocca fare i conti con troppe Europe. Quello che sottolinea la premier non è una rivelazione sconvolgente. «La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista». Si sa che lo spirito di Ventotene è influenzato dalla passione comunista. È un comunismo critico verso Mosca. È la ricerca di un'altra strada, federalista e europea. Non c'è nulla che già non si sapesse. È come dire che Antonio Gramsci era marxista. Non è un'offesa, ma non puoi neppure spacciare il suo pensiero per liberale e democratico.
La risposta invece è stata emotiva, indignata. Ecco la prova che Meloni è fascista. Fornaro piange e grida vergogna, come se criticare alcune tesi del manifesto sia mancanza di rispetto per chi le ha scritte. È un salto isterico e illogico. È rispondere alle provocazione della Meloni con l'unico atteggiamento politico che ormai si conosce: quello del fedele che si batte il petto e denuncia infervorato la bestemmia. Non è solo il singolo parlamentare. È una litania di Prestipino, Speranza, Richetti, Bersani e così via. Tutti davvero convinti che il problema sia aver svelato cosa c'è scritto nel manifesto di Ventotene. Nessuno che risponda alla Meloni in modo razionale. «Perché ci sta leggendo il Manifesto?». «Si, lo conosciamo. Quello che conta però è lo spirito non la lettera». «Ventotene non corrisponde alla sua idea di Europa? Allora ci dica che Europa sogna». «La sua Europa è la stessa di Salvini?».
Le risposte, politiche, sarebbero potute essere tante, svariate, velenose o cattive, da segnare le difficoltà che la stessa destra sta vivendo in questo caos trumpiano. Niente.
Nessuno sa bene come orientarsi in tempi dove ogni paradigma è saltato, dove le bussole girano al contrario. Il Novecento è definitivamente finito e tutti noi fatichiamo a lasciarlo andare. Ventotene è solo un'illusione.
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