La parola d’ordine è internazionalizzazione

Più di 50 fiere nazionali, a cui si affiancano decine e decine di eventi regionali e locali, nonché una dozzina di manifestazioni dal respiro internazionale: il panorama fieristico del settore alimentare appare tanto ricco e vario quanto il comparto che rappresenta, ma il tasso di internazionalità resta ancora piuttosto ridotto. Basta il confronto con la rassegna Anuga di Colonia e con il Salone parigino Sial, entrambi su superfici di oltre 100mila metri quadrati, con percentuali preponderanti di espositori esteri e con una quota di visitatori stranieri stabilmente compresa tra il 40 e il 50 per cento. È vero che in Italia il fiorire di eventi locali ha accelerato il volano della valorizzazione delle innumerevoli tipicità enogastronomiche e delle nicchie artigianali, ma lo slancio che il comparto si attende non può che giungere dai mercati esteri, con il contributo di iniziative che ne attirino buyer e produttori. «Le fiere - dice Giandomenico Auricchio, presidente di Federalimentare - sono e resteranno una formidabile opportunità di diffusione del made in Italy all’estero, specie per le piccole e medie imprese. L’auspicio è però che si possano concentrare le energie su poche ma qualificate manifestazioni».
Il giro d’affari dell’industria alimentare è cresciuto lo scorso anno del 2,8% sul 2005 grazie in buona misura all’export, che ha messo a segno un incremento di 10 punti percentuali, ritagliandosi così una quota del 15,2% sul fatturato totale. Un’incidenza, questa, ancora sotto la media europea e inferiore, in particolare, al 20% e al 22% di Francia e Germania. Per lo sviluppo del settore alimentare (equivalente, con i suoi 400mila addetti, 6.500 aziende e 110 miliardi di fatturato, alla seconda industria manifatturiera del Paese dopo quella metalmeccanica) l’internazionalizzazione riveste dunque un’importanza vitale. A guidare il drappello composto dai quartieri che già fanno promozione dell’alimentare nostrano all’estero sono Verona e Parma con l’abbinata Vinitaly e Cibus: supportato dall’Ice e dal ministero del Commercio internazionale, dal 4 al 7 giugno il roadshow congiunto delle due manifestazioni sarà a Mosca e a San Pietroburgo, mentre dal 13 al 16 novembre farà tappa a Shanghai. Oltre a Milano, che molto si attende dalla new entry Tuttofood, anche Roma si è aggiunta ai portabandiera del cibo italiano nel mondo: l’alternanza con Parma come sede di Cibus negli anni dispari è già un fatto concreto.

C’è poi un'altra capitale che si fa ribalta delle produzioni di qualità nel comparto enogastronomico internazionale: è Torino, nel cui Salone del Gusto si rinnovano ogni due anni il mito e i riti artigiani del «Buon Paese».

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