Ci sono leggi superiori a quelle degli uomini, ha detto la nonna italiana della bambina della Bielorussia, citando - più o meno, ma precisamente nel significato - lAntigone, una tragedia di Sofocle. Antigone, sorella di Polinice, voleva seppellire il fratello ucciso, nonostante la proibizione del re di Tebe Creonte. Nella città, la legge degli uomini che il re faceva rispettare, garantiva la sicurezza, ma Antigone, per la pietà verso il fratello morto senza sepoltura, trasgredisce lordine del re, considerando le leggi degli dei superiori a quelle degli uomini.
La nostra civiltà si è sviluppata e ha acquisito sempre maggior consapevolezza di sé attraverso queste trasgressioni, attraverso infrazioni della legalità esistente. Oggi non è Antigone ma una piccola bambina a farci riflettere sulle leggi degli uomini, in particolare sullindegna inadeguatezza delle leggi sulladozione. E poiché la storia ha talvolta una sua sottile e perfida razionalità, si può anche ricordare alle autorità della Bielorussia che reclamano la piccola bambina Maria che il loro Paese ha ritrovato unità e identità proprio attraverso la crisi e la rottura di un ordine costituito, quello dellUnione Sovietica.
In realtà Maria non è una bambina in adozione né «affidata», ma molto più semplicemente ospitata da una famiglia durante alcuni periodi dellanno, prevalentemente quelli festivi. Ho due carissimi amici senza figli che accolgono una bambina russa esattamente con le stesse procedure e modalità della famiglia di Cogoleto. Questi amici vivono oggi con enorme apprensione le vicende di Maria perché temono che il caso possa influenzare negativamente questo tipo di assegnazione dei bambini, fino a sospenderlo o a interromperlo definitivamente.
Perché? Cosa accade davvero?
Ci sono agenzie che propongono, come gesto di umana solidarietà, lospitalità di bambini orfani a famiglie italiane durante lestate. Si tratta soprattutto di bambini provenienti da orfanotrofi dellarcipelago dellex Unione Sovietica, le famiglie prescelte sono generalmente quelle che abitano in città vicine al mare; non cè alcun intreccio lucroso in questa ospitalità: soltanto generosità e amore. Ma sono proprio questi sentimenti, paradossalmente, che scatenano dolori atroci e profondissimi.
Vi immaginate come ci si affezioni, soprattutto quando non si hanno figli propri, a questi bambini che arrivano malvestiti, malnutriti, senza affetti, e che trovano nei sorrisi e nelle cure di chi li accoglie un rifugio, il primo vero amore della loro vita? E vi immaginate cosa significhi, dopo due o tre mesi che questi bambini vivono in casa come figli, riconsegnarli alle istitutrici perché il tempo è scaduto e devono tornare in orfanotrofio? Vi posso assicurare che è un delirio, in cui lacrime, singhiozzi, promesse di un prossimo futuro da vivere insieme si intrecciano nel dolore più profondo, quello che non dà tregua, che non lascia riflettere con un minimo di lucidità e pacatezza.
A tutto questo si devono poi aggiungere i racconti dei bambini. Come raccontano? Non sanno ovviamente la lingua italiana, quindi le prime forme di comunicazione sono le più elementari, quelle fatte con cenni e con gesti. Ma i piccoli ritornano ogni anno, o anche due volte allanno (estate e Natale) nel nostro Paese, nella stessa famiglia. Imparano un po litaliano, sono sempre più disinvolti con la famiglia che li accoglie e allamore istintivo che si prova verso chi dà protezione si aggiunge anche quella confidenza che facilita un sia pure stentato colloquio. Le famiglie sono curiose di sapere che tipo di vita conduce il loro piccolo nellorfanotrofio, e così tra gesti e qualche frase sconnessa viene fuori un racconto. Certo, non è edificante: i bimbi vivono in un orfanotrofio, non in un albergo di lusso. Allora vi potete immaginare come sono vissuti dalla famiglia questi racconti che, nella loro imprecisione, lasciano un alone di supposizioni e insinuazioni mai troppo rassicuranti.
Ecco che Maria diventa il caso più dirompente di una realtà che ha sempre come sua specifica caratteristica il dolore, pur essendo stata pensata e regolata da principii che dovrebbero dare invece felicità, felicità ai bambini che passano qualche mese fuori dagli orfanotrofi, alle famiglie che li accolgono come figli.
Come si sarà intuito, in tutta questa vicenda io sto dalla parte di Antigone, dalla parte della famiglia di Cogoleto, perché voglio che si trasgredisca la legge per rispettare il diritto naturale allamore tra gli uomini, perché si riformi la nostra legislazione in materia di adozioni, perché si riscrivano le norme internazionali sulladozione, perché si ricordi che il diritto elementare di ogni bambino è quello di avere una famiglia.
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