Pasini, un costruttore per demolire la sinistra

La ricetta del «buon governo» per battere il sindaco «cubano» Oldrini

Una città sempre più violenta, sporca e invivibile. Sul forum del sito dell'amministrazione comunale i cittadini tracciano il ritratto di Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia governata dal sindaco «cubano» Giorgio Oldrini che cinque anni fa ottenne una maggioranza bulgara, 62 per cento, e che oggi non ha neppure il sostegno di Filippo Penati. Già, l’ex sindaco di Sesto mal digerisce la gestione Oldrini. Che, stavolta, rischia di essere l’ultimo sindaco comunista.
È forse per questo che l’appuntamento elettorale nell’ex città delle tute blu è guardato sempre più con interesse. Il 27 e 28 maggio il centrodestra tenta di strappare la fascia tricolore a Giorgio Oldrini con il costruttore Giuseppe Pasini. Al «cubano», giornalista e «figlio d’arte» - il papà Abramo ha governato Sesto dal ’46 al ’62 -, si contrappone un cognome molto conosciuto, quello del 76enne immobiliarista Giuseppe Pasini che è sostenuto da Forza Italia, Udc, Lega, An, Pensionati, Democrazia Cristiana per l'autonomia, Pri e dalla lista civica «Finalmente per Sesto».
Lista che è un augurio di buon governo di chi, nonostante le scritte apparse sui muri che l’accusano di «conflitto d’interessi», può tranquillamente sostenere di essere «un tema, quello del presunto conflitto d’interessi, che fa comodo alla sinistra per nascondere persino di non aver mai «aiutato qualsiasi forma di iniziativa privata, di non aver mai risposto in maniera concreta, ma soltanto ideologica, ai problemi delle fasce più deboli» continua Pasini. «Le 200 organizzazioni di volontariato sestesi non ricevono agevolazioni dalla giunta Oldrini e operano grazie a forme di autofinanziamento che non possono più garantire una continuità e una sistematicità degli interventi».

Denuncia sottoscritta anche dall’altra aspirante sindaco, Alessandra Tabacco (Lega Nord), che come Pasini non ne può più di vedere le aree dismesse di Sesto trasformate in luogo di rifugio per clandestini e malviventi. «Basta zone franche come la baraccopoli al Restellone e la casa di plastica che avrebbe dovuto essere demolita da anni», sostiene Pasini. Sola ricetta perché Sesto (ri)torni a essere vivibile. Nonostante Oldrini.

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