Marianna Bartoccelli
da Roma
«Il Paese non è pronto allintegrazione», sostiene il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, dallalto della sua conoscenza delle questioni relative allimmigrazione e delle questioni sociali italiane. «Un passaporto non fa lintegrazione», ribatte, quasi a sostegno del primo, il quotidiano dei vescovi, lAvvenire. La proposta di legge del ministro DAmato che dovrebbe consentire agli immigrati con più di cinque anni di permanenza regolare in Italia di accedere alla nazionalità italiana pone sia a De Rita che allAvvenire numerosi dubbi, e ieri lintervista delluno e leditoriale dellaltro diventano interrogativi pesanti sul valore della legge. Anche se De Rita, a conclusione della sua intervista su La Repubblica, ribadisce la sua stima al ministro Amato che se «ha fatto questo passo vuol dire che ha annusato laria». «Lallargamento delle maglie favorirà i processi di integrazione o rischia di dare disco verde anche a persone che vogliono sfruttare i vantaggi della legge senza alcuna contropartita?», scrive lAvvenire, che ricorda come la cittadinanza non è sufficiente a salvaguardarci dal terrorismo, come è stato per Londra, dove gli attentatori dello scorso anno erano tutti cittadini inglesi. Per Giuseppe De Rita il limite principale di questa legge è quello del controllo che lo Stato deve effettuare per verificare «la reale integrazione» dellimmigrato e della sua famiglia dopo il periodo previsto dei cinque anni. «Cè uno spazio di ambiguità e quindi di fregature - sostiene il presidente del Censis. - A sinistra si tende a vedere la cittadinanza come un diritto soggettivo. E invece si tratta di un processo che va verificato per scoprire se limmigrato si è integrato o meno». E su questo si sofferma anche lAvvenire, nel cui editoriale di prima pagina rimarca «che non è un passaporto che fa lintegrazione, né la cittadinanza può essere un punto di partenza, semmai rappresenta il quadro di un preciso percorso a tappe, fatto di conoscenza obbligatoria della lingua, della storia, delle tradizioni, dei princìpi giuridici che fondano il paese di cui si vuol fare parte integrante».
Fondamentale invece per De Rita è il collegamento tra integrazione economica e integrazione sociale. «Non pensiamo di risolvere con una legge un problema che se viene messo sul piano giuridico rischia di essere ammazzato dalla stupidità e dalle furbizie» conclude il presidente del Censis, per il quale la mancanza di collegamento tra le varie integrazioni può portare dritto al caos, a prescindere da qualunque legge.
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