Pato, toccata e fuga rossonera Il battesimo sarà a casa di Sheva

Arrivato ieri, ripartirà tra 48 ore Per lui l’appartamento di Amoroso In campo il 7 a settembre a Kiev

nostro inviato a Malpensa

«Sono contento di essere arrivato qui». Una vera papera a Malpensa avrebbe causato meno traffico. «Scusi, come mai tanti fotografi? Un calciatore? Del Milan? Ma dai!». Tifosi zero, qualche passeggero in attesa del volo in bermuda e infradito sì, giusto per non perdersi la prima foto delle vacanze sul cellulare. Ma l’assalto mediatico è da primato, neppure per Kakà s’erano scomodate tante telecamere. Lui in fondo è arrivato solo con quaranta minuti di ritardo, non gli restituivano il bagaglio e allora l’attesa s’è allungata ma per il resto eccolo: «Sono contento - ripete a prescindere dalla domanda -. Sono felice». Del resto probabilmente neppure comprende cosa gli stiano chiedendo e allora va sul sicuro. Ariedo Braida tenta di difenderlo dal muro dei microfoni: «Ragazzi calma, adesso ci mettiamo in un posto più tranquillo - fa il ds -. Calma, calma». Non esiste, lo tsunami mediatico travolge anche una signora per bene che risponde come una camalla: «E la polizia vi difende anche!», urla ai cameramen. Appena fuori dall’aeroporto c’è una Mercedes, tutti dentro. Ma adesso dove ce lo portate? Alle visite?
Uno del seguito dice che a Porto Alegre era stato anche peggio, lì c’erano i tifosi accorsi in massa a salutare il bambino d’oro che li lasciava, soprattutto ragazzine minorenni che gli cantavano Pato maravilha nos gostamos de voce, il coro fatto apposta per lui dalle sgarzoline brasiliani fra lacrime strazianti.
Tutto vero, momenti così.
Gli hanno persino portato dei doni, peluche, scatole di cioccolatini, c’era gente accampata da due giorni dalla paura di perdersi la partenza di Pato da Porto Alegre, un gruppo di tifosi gli ha consegnato una striscione d’addio, lui ha fatto per aprirlo ma una voce amica glielo ha sconsigliato: era lungo 370 metri. Intanto è qui: «È un onore giocare in un club come il Milan. Sono felice di poter giocare al fianco di Kakà, Digao, Ronaldo, Cafu, Dida e Serginho».
Ariedo Braida, se la gode tutta: «Stravolto ma felice - urla mentre tiene le braccia larghe per proteggere il diciassettenne -. La trattativa? Due giorni duri, dieci ore al giorno no stop, ma l’ho portato a Milano». Affare chiuso a pochi minuti della mezzanotte di giovedì scorso, un blitz. Con Pato c’è papà e il procuratore Gilmar Veloz, prima tappa la casa di Galliani a Forte dei Marmi, poi l’appartamento a San Siro dove era alloggiato Marcio Amoroso, altro brasiliano che vestì il rossonero dopo aver vinto un mondiale per club col San Paolo.
Oggi fa le visite mediche, già mercoledì potrebbe rientrare a Porto Alegre, chiudere le ultime valigie e ripresentarsi a Milano per le amichevoli, il 7 settembre Ancelotti lo vorrebbe in campo a Kiev per celebrare gli ottant’anni della Dinamo. Ci sarà anche Sheva.

Pato però si metterà prima agli ordini di Milan Lab, le amichevoli saranno i primi test ma il vero obiettivo sarà gennaio, quando il Milan potrà depositare il contratto in Lega e Pato potrà giocare finalmente anche le gare ufficiali. Fra due giorni comunque torna a Porto Alegre a spezzare altri cuori prima di cominciare a masticare quelli rossoneri.

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