Milano - Le voci, i pettegolezzi, le indiscrezioni un po’ maligne degli amici, vecchi rancori e nuove invidie: tutto spazzato via. L’atto finale è senza sorprese. Il giallo del secondo testamento è un bluff. Luciano Pavarotti non ha cambiato le carte, le sue ultime volontà davanti al notaio non raccontano rivoluzioni. Non ci sono vendette postume contro la seconda moglie, Nicoletta Mantovani. Non ci sono segreti post-mortem da svelare.
Il secondo testamento di Pavarotti, del quale si parla da settimane, è stato aperto ieri e contiene integrazioni alle volontà già contenute nel testamento reso noto nei giorni scorsi. La notizia è stata ufficializzata in una nota dai legali della Mantovani, vedova del tenore scomparso il 6 settembre. «I sottoscritti Prof. Avv. Giorgio Bernini, Prof. Avv. Anna Maria Bernini, Dott. Alessandra Novani, nella loro veste di consulenti della Dott.ssa Nicoletta Mantovani vedova Pavarotti, hanno richiesto in data odierna - si legge nella nota - l’apertura del testamento pubblico, verbalizzato il 29 luglio 2007 a ministero del Notaio Dott. Luciano Buonanno. Questo secondo testamento, redatto in italiano e in inglese, costituisce l’integrazione del precedente testamento pubblico, verbalizzato il 13 giugno 2007, a ministero del Notaio Dott. Giorgio Cariani, nel quale la Dott.ssa Nicoletta Mantovani è stata nominata erede universale. Con il testamento del 29 luglio 2007 vengono regolate le modalità con cui la Dott.ssa Nicoletta Mantovani, nella sua veste di esecutore testamentario, dovrà curare l’amministrazione di un trust, già predisposto a suo favore dal Maestro Luciano Pavarotti a norma della legge americana, avente ad oggetto la proprietà dei certificati azionari rappresentativi di una quota di cooperativa edilizia, corrispondente ad una porzione di immobile parte di un condominio situato in New York».
Tutto si riduce, insomma, a una postilla sulla gestione di un condominio newyorchese.
La commedia degli equivoci a quanto pare finisce qui. Nicoletta è di fatto l’erede universale. Il 50 per cento dell’eredità è suo. Le figlie, tutte e quattro, sono ben tutelate. Le pratiche, forse anche per evitare i riflettori, sono state firmate in provincia, il primo a Santa Maria di Mugnano, in provincia di Modena, il secondo a Pesaro. Tra gli eredi c’è anche il fedele assistente Tino e la storica segretaria Veronica. Pavarotti ha pensato al suo addio senza colpi di testa, ma con la saggezza del figlio del fornaio. Niente liti, nessun rancore, lacrime furtive, di dolore, non di rabbia e d’interesse.
È l’addio di un uomo che non vuole lasciare conti in sospeso. L’atto finale non merita sospetti micragnosi.
Il resto, ciò che , non conta. È inutile fare i conti in tasca all’amore.
Nicoletta e Luciano erano in crisi? Forse. Può darsi. Ma di fronte alla morte è davvero un particolare irrilevante. Il colpo di scena a tutti i costi è una malattia da soap opera. Pavarotti ha cantato sul altre note. E non è scavando nei cassetti dei notai che si onora un personaggio che ha fatto della grandezza uno stile di vita.
La storia di Nicoletta e Luciano non nasconde grandi verità. Si sono amati, forse anche con coraggio. Tutto qui. Un amico d’infanzia di Nicoletta Mantovani ha raccontato al settimanale Tu - in edicola domani - che il finale della storia d’amore tra il tenore e la sua ex segretaria era di un grigio spento, ma senza odio e tormento. «È vero - racconta - tra loro c’era una profonda crisi. Nicoletta però non lo tormentava come dicono né gli impediva di vedere le tre figlie avute dalla prima moglie Adua. Luciano si era ravvicinato alla sua prima famiglia e Nicoletta non ha fatto nulla per ostacolare tutto questo. Non è una persona cattiva. Non è l’arpia che descrivono. Ho sentito nicoletta pochi giorni fa e il testamento non è la sua preoccupazione più grande.
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