Non accenna a placarsi, nel Pd siciliano, la guerra interna per l'appoggio dei democratici al governatore Raffaele Lombardo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo che nei giorni scorsi l'ex ministro dell'Interno, Enzo Bianco, ha minacciato di sospendersi dal partito invocando l'intervento del leader, Pier Luigi Bersani, e della presidente Rosi Bindi, sul caso Sicilia, e dopo gli attacchi di Idv, ecco che dalla segreteria regionale arriva l'altolà ai vertici nazionali del Pd: fedeltà alla linea del Pd, ma in Sicilia, che sia chiaro, comandano i democratici siciliani, che hanno deciso che l'indagine per concorso esterno per associazione mafiosa a carico di Lombardo non significa nulla, e che quindi non c'è nessun motivo per ritirare l'appoggio al governo regionale.
Lo stop a eventuali interventi dei vertici del Pd arriva dal segretario, Giuseppe Lupo: «Rispetto l'opinione di tutti - afferma - , e siamo aperti al confronto all'interno del partito con chi vuole offrire il proprio contributo, ma sulla vita politica del Pd in Sicilia decidono gli organismi democraticamente eletti e non i caminetti romani». E, giusto per chiarire, ecco che spunta un documento che difende a spada tratta il governatore indagato firmato dalla quasi totalità dei deputati regionali, 21 su 27.
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