Milano - Dopo la sentenza di condanna al pagamento di 750 milioni di euro a favore della Cir di Carlo De Benedetti, la maggioranza fa quadrato intorno al presidente Silvio Berlusconi. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, conferma l'indisponibilità a maggioranze di Governo diverse da quelle uscite dalle urne. I capigruppo Pdl al Senato ed alla Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, e i rispettivi vicepresidente, Gaetano Quagliariello e Italo Bocchino, avvertono: "Il disegno eversivo non ci sconfigge". Immediata la replica del Pd che accusa la maggioranza di "arroganza".
Il complotto contro il governo Quanto alle ipotesi di un complotto ai danni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il leader della Lega ha ribadito che a suo parere "è un problema di mafia". "Abbiamo fatto delle leggi pesantissime contro la mafia. Il rischio era che se la pigliassero con Berlusconi. Le prostitute, le manovre, la mafia". "Non so, non penso", ha poi aggiunto a chi gli chiedeva se la magistratura sia coinvolta nella destabilizzazione del governo. Quanto, infine, alla manifestazione del Pdl sul lodo Mondadori il ministro ha concluso dicendo di non avere ancora parlato con Berlusconi.
La maggioranza in Parlamento "Nel nostro sistema, la maggioranza è quella che esce dalle urne. Non a caso gli elettori che hanno votato nelle ultime politiche hanno trovato sulla scheda il nome del candidato premier". Il presidente della Camera ha spiegato le differenze tra forme di governo di stampo francese e di stampo anglosassone: "Quello francese è più vicino a noi per storia, cultura e tradizione e può rispondere meglio di quello americano alla nostra democrazia".
La denuncia del Pdl "Gli attacchi che fuoriescano dai canoni dell’opposizione democratica, dura ma rispettosa delle istituzioni, ci portano ad assicurare che, in parlamento così come nel paese, forti di un consenso chiaramente e più volte espresso dagli italiani, il centrodestra proseguirà nella politica del fare e del governare, che nessun disegno eversivo potrà sconfiggere". I capigruppo e i vicecapigruppo vicari del Pdl al Senato e alla Camera hanno fatto sapere che "la tempistica e i contenuti di una sentenza che a 20 anni dai fatti arriva con sospetta puntualità, rafforzano l’opinione di quanti, come noi, pensano che vi sia chi sta tentando, con mezzi impropri, di contrastare la volontà democratica del popolo italiano". "Mentre il governo berlusconi affronta con energia e consenso largamente maggioritario la realizzazione degli impegni assunti con gli elettori e ogni emergenza, si tenta, vanamente, di delegittimarne l’azione - hanno continuato i vertici del Pdl - siamo certi che questo disegno non troverà spazio nelle istituzioni e, ciascuno nella sua diversa responsabilità, agiscano partendo dal presupposto del rispetto della legalità e della sovranità popolare".
Manifestazione: ipotesi 5 dicembre Tutto è ancora a livello di ipotesi, ma per la «grande mobilitazione popolare contro le manovre di Palazzo» (così l’ha definita il capogruppo dei deputati Fabrizio Cicchitto), per la mobilitazione del popolo del Pdl a sostegno del premier Silvio Berlusconi, c’è già un’ipotesi di data. È il 5 dicembre, in piazza San Giovanni a Roma. Un’ipotesi che vedrebbe il Pdl tornare nella piazza "rossa" - storicamente infatti teatro delle manifestazioni della sinistra per il primo maggio - con l’obiettivo di mobilitare alcuni milioni di cittadini.
La replica del Pd "L’arrogante rivendicazione di impunità e la patetica denuncia di complotti da parte del Pdl segnala in modo impietoso la consapevolezza del fallimento nella prova di governo. I capigruppo Pdl di Camera e Senato stanno cercando di deformare una sentenza e di trasformarla in un atto politico di parte", hanno replicato i presidenti del Pd al Senato e alla Camera Anna Finocchiaro e Antonello Soro e i vicepresidenti Luigi Zanda e Marina Sereni. "In un ordinamento costituzionale come quello del nostro Paese che prevede la separazione dei poteri e lo stato di diritto - hanno spiegato i capigruppo del Pd - la nota congiunta di Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Italo Bocchino e Gaetano Quagliariello è gravissima nei suoi contenuti perché finge di non ricordare che la decisione del Tribunale di Milano è la naturale conseguenza, in sede civile, della condanna penale definitiva dell’onorevole Cesare Previti, ritenuto responsabile di aver corrotto un giudice con l’obiettivo di addomesticare il lodo Mondadori. Nelle parole degli esponenti Pdl c’è tutta la spudoratezza di chi considera le aziende e i comportamenti del presidente del Consiglio al di sopra delle leggi penali, delle leggi amministrative, delle leggi civili e financo delle leggi etiche. È soltanto nel quadro della piena separazione dei poteri - hanno, infine, concluso i rappresentanti del Pd - che si può garantire il rispetto della legalità e della sovranità popolare".
Di Pietro: "La butta in politica" "È documentalmente provato che Berlusconi è un criminale che ha corrotto dei giudici per comprare, attraverso una sentenza, un vantaggio ingiusto e ingiustificato. Ed ora, invece di pagare il fio delle sue malefatte, la butta in politica come al solito, per schivare le responsabilità processuali. D’altronde si è messo per questo a fare politica", ha attaccato il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, parlando con i giornalisti a Montecitorio del lodo Mondadori. "Al governo - ha, poi, incalzato Di Pietro - c’è una persona che è arrivata dove è arrivata perchè ha corrotto dei magistrati e ha ottenuto delle false sentenze che gli hanno permesso di ottenere il controllo dell’informazione".
Casini spera nel voto anticipato "Che i partiti della maggioranza pensino a promuovere una manifestazione popolare a sostegno del governo e si scaglino contro inesistenti complotti è il segno di un disorientamento inquietante", ha commentato il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. "Chi ha cento voti di maggioranza in Parlamento deve governare e risolvere i problemi del Paese. Ricorrere a diversivi può sembrare tutt’al più ricostituente ma, a guardarci bene, è solo il segno di un’impotenza politica seria. Almeno quanto la minaccia, che pare riecheggiare da più parti, di possibili elezioni anticipate".
"Non servono scorciatoie: ricorrere anticipatamente alle urne è sempre un fattore importante di democrazia, perchè interpellare il popolo è la corretta soluzione davanti alle difficoltà della maggioranza - ha, infine, concluso il leader centrista - noi siamo pronti a questa eventualità che, per quanto ci riguarda, non può che essere un auspicio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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