Nella giungla dell'etere, resa a volte indistricabile dai nuovi decoder, era una delle poche oasi che manteneva intatto e preminente lo scopo fondativo del servizio pubblico radiotelevisivo. RaiMed, il canale la tv indirizzato all'intera area del Mediterraneo, si è proposta per anni come un indispensabile «ponte» tra le culture millenarie di quello che i romani chiarono Mare Nostruum.
Ora RaiMed chiude, e i politici siciliani del Pdl non ci stanno a vedere vanificata una delle iniziative più meritevoli per lo sviluppo dei rapporti interculturali. «Più allarmati che stupiti chiediamo di conoscere quali siano i parametri industriali e giornalistici in base ai quali la Rai, la più grande azienda culturale ed editoriale del Paese, dopo avere creato e allevato per dieci anni una testata strategica come Rai Med improvvisamente la chiuda proprio quando il canale è sul punto di produrre i frutti di tanti sforzi finanziari e professionali».
Questo il punto centrale dell'interrogazione rivolta sia al ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che al presidente e al direttore generale della Rai, dai senatori siciliani di maggioranza Simona Vicari, prima firmataria, e i colleghi Battaglia, Ferrara, Firrarello, Fleres, Alicata, Centaro, Galioto, in merito alla annunciata chiusura da parte di viale Mazzini del canale satellitare Rai Med.
«E' controproducente, per non dire masochistico, che invece di programmare il rilancio e il potenziamento della presenza nell'area mediterranea, - denunciano i senatori siciliani del Pdl - la Rai programmi la chiusura di un canale all-news che potrebbe offrire un prezioso e decisivo contributo allo sviluppo civile ed economico dei paesi del Mediterraneo, anche in considerazione dell'impegno assunto dalla società radiotelevisiva, con la sottoscrizione del contratto di servizio, di perseguire obiettivi di efficienza aziendale».
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