Roma - Proprio quando Giorgio Napolitano apprezza, non senza rilievi critici sulle polemiche agostane, l’impegno di Silvio Berlusconi per evitare elezioni anticipate, il progetto del nuovo gruppo alla Camera, tassello fondamentale per la solidità della maggioranza, registra l’arrivo di nubi improvvise tra chi dice apertamente no e chi si trincera dietro diplomatici ni. Si chiama fuori l’Udc Romano, l’Svp si conferma fuori dai blocchi mentre sono i Liberaldemocratici a far osservare che, a loro, nessuno ha chiesto, a ora, di entrare nel gruppo la cui istituzione è stata affidata a Francesco Nucara. Intanto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, avverte: "Se c’e una maggioranza che ogni giorno deve cercare i voti in parlamento si lavora male". Gongolano i finiani: "Restiamo determinanti".
Nucara: "Io pessimista, Berlusconi ottimista" "Non credo che il gruppo si sia dissolto come non ho mai creduto che si fosse formato. Berlusconi è nella sua natura ottimista, io per mia natura sono pessimista". Lo afferma al Tg3 Francesco Nucara sulla costituzione di un gruppo di responsabilità nazionale a sostegno del governo. "Non ci sono nomi in particolare - aggiunge Nucara -. Berlusconi mi ha detto alcune cose, che a mio avviso erano sbagliate. Gli ho detto: 'Questo nome cancellalo, perché non verrà mai con noi'. Ma i nomi onestamente erano molto più di 20".
Romano resta nell'Udc "La nostra - sottolinea - è una battaglia che si gioca tutta interna all’Udc, per stabilizzare una linea politica che negli ultimi tempi sembra essere un pò troppo ondivaga. Non sono interessato ai numeri nè alla vicenda che riguarda i numeri di questa maggioranza. Sono invece molto interessato a quello che dirà Silvio Berlusconi, posto che con buon senso ha ritenuto di venire in Parlamento". Quanto al voto sul documento in cinque punti annunciato da Berlusconi, l’esponente centrista anticipa solo che "le mei valutazioni saranno portate solo negli organi del mio partito e poi in Parlamento, dopo che avrà parlato Berlusconi". A chi gli chiede se, dunque, il sì non è scontato senza aver prima ascoltato il presidente del Consiglio, Romano risponde dicendo che "mi pare fin troppo chiaro: abbiamo fatto appello al senso di responsabilità, questo appello è stato accolto nella forma, nel senso che Berlusconi ha ritenuto di venire in Parlamento, adesso vediamo se viene colto nella sostanza. Noi l’alternativa la prepariamo dal centro, senza terzi poli che mettono dentro tutto e il contrario di tutto".
Mpa: "Basta promesse al Sud" L’Mpa non farà parte di nessun "gruppo di responsabilità nazionale" alla Camera e voterà la fiducia ai 5 punti programmatici del Pdl solo a patto che ci sia un cambio di rotta sul Sud e la sicurezza. Aurelio Misiti, deputato del Movimento per le autonomie, spiega che l'Udc sosterrà "la maggioranza solo se saranno adottati provvedimenti concreti per rilanciare il Meridione e assicurare la sicurezza nel Sud. In ogni caso, non siamo disposti a fare nessun gruppo, stiamo bene dove siamo". Misiti, portavoce nazionale di Mpa, guida una delegazione di quattro deputati (Carmelo Lo Monte, Roberto Commercio, Ferdinando Latteri e Angelo Lombardo) e precisa: "Abbiamo detto e lo ripetiamo con chiarezza: noi vogliamo che la legislatura si concluda e duri gli ultimi tre anni, ma con l’obiettivo preciso di realizzare quanto promesso ai nostri elettori. Mi riferisco soprattutto al punto 5, che riguarda il rilancio del Sud con iniziative precise che, invece, sono state tradite totalmente dalla maggioranza e dal governo".
Melchiorre: "Nessun arruolamento" "Di un nostro 'arruolamento' nel nuovo gruppo del centrodestra che si va costituendo per sostenere il governo, l’ho letto sui giornali - avverte la presidente dei Liberal democratici Daniela Melchiorre - non c’è nulla di vero, sono indiscrezioni infondate". Indicata, insieme al coordinatore del partito Italo Tanoni e al deputato Maurizio Grassano, come tre dei venti parlamentari pronti a rinforzare la maggioranza all’interno del nuovo gruppo che si andrebbe a costituire a ridosso del dibattito sulla situazione nel governo, la Melchiorre nega: "Noi siamo un piccolo partito ma abbiamo una nostra struttura e siamo abituati a prendere le decisioni in modo collegiale. Questo non è avvenuto e non abbiamo nemmeno riunito la direzione. Lo faremo nei prossimi giorni per esaminare la situazione. Allo stato attuale posso assicurare che nessun esponente della maggioranza ci ha contattati che le voci su un nostro 'arruolamento' sono destituite di ogni fondamento".
La Svp non si muove La Svp ribadisce nell’ufficio di presidenza di ieri con il segretario del partito Richard Theiner che non cambierà la sua linea politica: "Non entreremo in maggioranza, restiamo fuori dai blocchi, non ci prestiamo a scelte di schieramento, nè ci interessa la costituzione di nuovi gruppi". "La nostra scelta di rimanere fuori da blocchi pregiudiziali, di maggioranza e di opposizione, motiva - spiegano Siegfried Brugger e Helga Thaler - la disponibilità ad un confronto parlamentare di merito sui singoli provvedimenti e tuttavia ciò non ha mai rappresentato nè potrebbe configurare in futuro l’appartenenza a schieramenti precostituiti".
Fli: "Restiamo decisivi" "Il 28 settembre si dimostrerà che noi finiani siamo determinanti e, come abbiamo sempre detto, che siamo parte integrante di questa maggioranza, non soltanto dal punto di vista numerico, ma anche e soprattuto politico. Lo diciamo da sempre, ma lo ribadiamo anche alla luce delle operazioni in corso". Carmelo Briguglio fa il punto sulla situazione politica. Con riferimento alla stentata gestazione del "gruppo di responsabilità", che per Briguglio "è destinato a fallire", l’esponente di Futuro e libertà sottolinea: "Noi, sul piano politico, siamo parte integrante della maggioranza, lo dimostreremo il 28 settembre con il nostro voto. Se altri, nei loro conteggi, ci considerano sotto la linea è un problema degli altri".
Finiani divisi sul nuovo gruppo "Un’operazione di trasformismo e non di alta politica". Così il finiano Fabio Granata, conversando con i cronisti in Transatlantico alla Camera, parla della possibile nascita di un gruppo parlamentare di "responsabilità nazionale", come annunciato dal repubblicano Francesco Nucara. "Dal punto di vista parlamentare - dice Granata - la cosa ci lascia totalmente indifferenti. Dal punto di vista politico non esitiamo a definirla una operazione di trasformismo parlamentare e non di alta politica". Il capogruppo di Fli, Italo Bocchino, ha invece parlato del nuovo gruppo come una "vittoria" dei finiani. "Un gruppo come quello che viene descritto - ha sottolineato - per la natura delle persone che lo comporrebbero, sposterebbe il baricentro della coalizione verso il centro. Ci sarebbe una scomposizione e una ricomposizione del centrodestra in senso più pluralista, proprio come abbiamo chiesto: sarebbe una nostra vittoria".
Della Vedova: "Allargamento pasticciato" "Questo tipo di allargamento un po' pasticciato rischia di creare qualche ostacolo in più, più che semplificare la vita al governo - interviene Benedetto Della Vedova, vice capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera - è chiaro che i numeri sono evidenti". "Il nostro gruppo è di maggioranza, dal quale ritengo non si possa prescindere nè sul piano politico nè dei numeri - conclude il finiano ai microfoni di Sky Tg24 - ma non è una polemica che ci interessa. A noi interessa che il governo vada avanti e faccia le riforme".
Lega fredda sull'allargamento La Lega Nord reagisce freddamente alla possibilità di un innesto di nuovi 20 deputati. E sottolinea come l’esecutivo non possa andare avanti con una maggioranza diversa da quella uscita dalle elezioni. Lo dicono stamani il governatore del Veneto, Luca Zaia, in una intervista a Repubblica e il ministro leghista dell’Interno, Roberto Maroni. "Se Gianfranco Fini non vota i cinque punti la maggioranza non c’è più. E se ci sono altri a fornire una stampella, si porrà un grande problema. Chi sono questi? Gente che magari viene dall’Udc contro cui abbiamo vinto le elezioni e che ha osteggiato tutto quello che ci sta più a cuore", spiega Zaia definendo il leader del Carroccio, Umberto Bossi, "molto freddo" sull’ipotesi di allargamento. "L’unico risultato che vogliamo è che si approvino in Parlamento i cinque punti con 316 voti dell’attuale maggioranza", ha aggiunto.
Sulla stessa linea Maroni che è "convinto che si debba andare in Parlamento, come ha deciso il presidente del Consiglio, e chiedere a Camera e Senato di rinnovare la fiducia su un documento di 5 punti. Se ci sarà la fiducia e la maggioranza ci saranno le condizioni per andare avanti altrimenti la cosa più giusta è andare a elezioni e chiedere al presidente della Repubblica di sciogliere le Camere".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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