Roma - Non è piaciuto ai finiani l’annuncio fatto da Ignazio La Russa, secondo il quale la prossima settimana alcuni parlamentari di Fli saranno convocati per chiarire l’incompatibilità della loro appartenenza ai nuovi gruppi parlamentari con le cariche di partito nel Pdl. Un atto che, a detta dei finiani, non farebbe altro che inasprire ancor di più la situazione (Adolfo Urso ha consigliato ai "convocati" di non presentarsi), portando a una vera e propria scissione.
Lo scontro con i fianiani Il coordinatore del Pdl ha ribadito oggi la sua posizione: "Il caso è molto semplice: in un partito, il ruolo di coordinatore, ai vari livelli territoriali, è fiduciario e se uno aderisce a un’altra formazione la fiducia viene meno. Quindi sceglieremo altri coordinatori nei territori dove i coordinatori attuali sono aderenti ai gruppi finiani". Insomma, ha spiegato, "non vogliamo arlecchini servitori di due padroni, ma penso che nessuno di Futuro e Libertà si senta un arlecchino". La Russa ha assicurato che non si è di fronte a un provvedimento dal sapore "punitivo", ma "soft". La risposta dei finiani non si è fatta attendere. Per il capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino "la palla è in mano a Berlusconi". "Il punto - ha spiegato l’esponente finiano all’Adnkronos - non è la compatibilità dei singoli parlamentari o meno ma se persiste l’incompatibilità di Fini con il Pdl dopo che il presidente della Camera ha cofondato questo partito e ha guidato e scelto tutte le liste dei candidati insieme allo stesso Berlusconi". In pratica, ha ammonito, "la logica di analizzare il singolo tende a scindere Fini dai finiani, cosa per noi inaccettabile".
No ai due gruppi nel partito Una "palla" che però il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, rilancia subito nel campo dei finiani. Premettendo che "nella storia politica del Paese non è mai esistito un partito con due gruppi parlamentari", osserva che "se si vuole che, in attesa di un chiarimento globale, venga per tutta una fase in un certo senso sospeso lo statuto, la risposta non può non essere affidata alla politica". Ma allora, se è la politica che deve avere la precedenza, è il ragionamento di Cicchitto, "i finiani ci devono dire se sui 5 punti proposti da Berlusconi, fra i quali c’è anche la riforma della giustizia, c’è il loro impegno positivo ai vari livelli politico-parlamentari su cui si svolgerà il confronto (mozione complessiva, singoli disegni di legge, conseguenti voti di fiducia), oppure se essi si attesteranno su formule negative o ambigue volte rispettivamente alla caduta o al logoramento del governo Berlusconi". Una volta arrivato questo "chiarimento di fondo" - dal quale, ricorda il capogruppo Pdl, "dipenderà anche se il governo continuerà il suo percorso o se si andrà verso le elezioni" -, "bisognerà affrontare il problema del partito o dei partiti nella consapevolezza che nel medio-lungo periodo due gruppi parlamentari e un solo partito sono una contraddizione non praticabile per qualunque soggetto politico serio". "Non si può tenere un piede in due scarpe", gli fa eco Mario Valducci, presidente della Commissione Trasporti della Camera.
La decisione ai probiviri Il ministro della Difesa non aveva rinunciato a tirare una stoccata ai finiani: "Non dimentichiamo che fra le richieste su cui insistevano molti di coloro che sono passati ai gruppi parlamentari di Fli, c’era quella di appartenere a un partito serio, che ragiona come i partiti seri. Li accontentiamo. Anzi, ribadisco, rispetto a quello che ci chiedeva gran parte della base, siamo stati molto più teneri, scegliendo di non procedere ad espulsioni immediate, ma facendo un discorso esclusivamente politico". Anche perché, ha sottolineato, le decisioni "disciplinari spettano ai probiviri". Quanto ai parlamentari di Fli con incarichi di partito nel Pdl, "i casi verranno valutati uno ad uno: è chiaro che uno come Enzo Raisi, che è coordinatore provinciale a Bologna e da consigliere provinciale ha addirittura costituito il gruppo di Fli in Provincia, non potrà certamente mantenere la carica, è solare". A La Russa ha fatto eco il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro. Dopo aver sottolineato che l’iniziativa "non ha alcun proposito punitivo ma è motivata dal buon senso e dalla logica", Giro ha ricordato che "non possono esistere due gruppi parlamentari e un partito. Significherebbe aver parlamentarizzato il correntismo". Nei confronti dei parlamentari di Fli" il messaggio è chiaro anche secondo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: "Se c’è la volontà di continuare a sostenere il governo sulla base del programma, c’è la volontà di trovare un equilibrio". Ritiene quindi che "le scelte politiche debbano essere precedenti e molto più importanti delle scelte di carattere disciplinare e burocratico in termini di partito".
Bocchino: "Diremo la nostra sul 5%" Italo Bocchino chiude definitivamente la porta alla possibilità di votare "a scatola chiusa" i cinque punti del programma come vorrebbe lo stato maggiore del Pdl, da Cicchitto a Verdini. "La nostra permanenza nel Pdl - spiega Bocchino all’Agi - non dipende nè dagli aut aut che ci vengono posti nè dai se e dai ma che avanzeremo quando voteremo, in modo scontato e annunciato, la fiducia al governo sui 5 punti senza rinunciare a dire la nostra su quel 5% che non ci convince". L’esponente finiano rigetta in tal modo il ’prendere o lasciarè che in sostanza viene dal Pdl: votate con lealtà i cinque punti (compresa la giustizia) e poi vedremo sulla questione dell’incompatibilità.
"Il nostro rapporto con il Pdl - osserva il capogruppo di Fli alla Camera - dipende esclusivamente dalla validità o meno del documento che ha sancito l’incompatibilità politica di Fini con il partito. Se Fini è ’incompatibilè, allora - scandisce Bocchino - siamo tutti ’incompatibilì. Se invece si tornasse alla logica della compatibilità, saremmo tutti compatibili".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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