Roma - "Noi cristiani, anche negli ultimi tempi, abbiamo spesso evitato la parola penitenza". Ma papa Benedetto XVI ammonisce la Chiesa: "Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter far penitenza è grazia e vediamo come sia necessario fare penitenza". Anche il segretario Cei, monsignor Mariano Crociata, rimanda alle linee guida del Vaticano: "Anche se l’Italia è uno di quei paesi in cui la legge civile non prevede la denuncia di obbligo, noi vescovi italiani ci atteniamo all’indicazione generale che il Papa ha dato nella lettera ai cattolici d’Irlanda e cioè la massima cooperazione che si esprime invitando le vittime o i colpevoli, a seconda delle possibilità, a non porre nessun ostacolo perché la giustizia civile faccia il suo corso".
Fare penitenza Il richiamo del Papa alla penitenza è giunto al termine di un ragionamento sul "primato" dell’obbedienza a Dio, che dà a Pietro - ha aggiunto richiamando le parole dell’apostolo davanti al Sinedrio - "la libertà di opporsi alla suprema istituzione religiosa" e sottopone tutti gli uomini al suo giudizio. Un giudizio che, in una prospettiva di vita eterna, non va inteso come un limite, ma come "la grazia" di una possibilità di rinnovamento. "Devo dire che noi cristiani, anche negli ultimi tempi - ha osservato il Pontefice - abbiamo spesso evitato la parola penitenza, che ci appariva troppo dura. Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter far penitenza è grazia e vediamo come sia necessario fare penitenza, riconoscere cioè ciò che è sbagliato nella nostra vita. Aprirsi al perdono, prepararsi al perdono, lasciarsi trasformare. Il dolore della penitenza, cioè della purificazione e della trasformazione, questo dolore è grazia, perchè è rinnovamento, è opera della Misericordia divina".
L'indicazione della Cei L’Italia "è uno di quei paesi in cui la legge civile non prevede la denuncia di obbligo" di casi di pedofilia"Ci atteniamo all’indicazione generale che il Papa ha dato nella lettera ai cattolici d’Irlanda - ha spiegato il vescovo a margine di una conferenza stampa organizzata dalla Cei sul prossimo convegno Testimoni digitali - e cioè la massima cooperazione che si esprime invitando le vittime o i colpevoli, a seconda delle possibilità, a non porre nessun ostacolo perché la giustizia civile faccia il suo corso". In una recente intervista ad Avvenire il promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, monsignor Charles J.
Scicluna, aveva già spiegato che "in alcuni paesi di cultura giuridica anglosassone, ma anche in Francia, i vescovi, se vengono a conoscenza di reati commessi dai propri sacerdoti al di fuori del sigillo sacramentale della confessione, sono obbligati a denunciarli all’autorità giudiziaria", mentre negli altri paesi "noi non imponiamo ai vescovi di denunciare i propri sacerdoti, ma li incoraggiamo a rivolgersi alle vittime per invitarle a denunciare quei sacerdoti di cui sono state vittime".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.