Perché Parigi non è l'Italia

Qualunque cosa dicano i sondaggi e, al limite, qualunque sia il conto che conta, quello di domenica, una lezione è già venuta dalla campagna elettorale francese. E riguarda, probabilmente, prima di tutto noi. Che non dobbiamo copiare la politica di Parigi (né di alcuna altra capitale europea) ma che invece ci siamo posti, per iniziativa del presidente del Consiglio, come insegnanti agli elettori francesi.

Il video inviato da Romano Prodi a una manifestazione in favore di Ségolène Royal non contiene infatti soltanto l’indicazione, in sé lecita, di una maggiore simpatia per lei nei confronti di Nicolas Sarkozy, bensì un «manifesto» ideologico in cui si spiega come i francesi dovrebbero articolare le proprie scelte politiche. E la medicina proposta è, si guardi caso, il centrosinistra. Vale a dire la formula che più sicuramente uscirebbe bocciata dalle urne di domani l’altro se qualcuno avesse l’idea balzana di proporla. Bocciata se vincerà Sarkozy, ma bocciata anche se dovesse prevalere la Royal. E questo perché il centrosinistra in Francia non esiste e non è mai esistito. È la combinazione meno probabile della lunga storia del Paese che per molti versi ha anticipato e guidato la costruzione della democrazia in Europa. Nessuno la propone, dicevo: neppure madame Ségolène, che si è limitata a cercar di catturare gli elettori di centro rimasti orfani dopo la eliminazione di François Bayrou al primo turno. La stessa cosa ha fatto Sarkozy, ma questo non significa che né l’una, né l’altro siano diventati «centristi».

Il dibattito ha infatti confermato in primo luogo che la Royal è il candidato della Sinistra, la leader del Partito socialista, che ha un programma di Sinistra e della Gauche conserva e riassume, ancor prima dei punti dottrinari, le sensibilità, le priorità e le passioni. Sull’altra sponda Sarkozy è stato egualmente chiaro: si è presentato come il candidato della Droite, richiamandosi alle tradizioni, alle scelte, perfino ai miti della «Destra repubblicana» francese, nella sua incarnazione del XX secolo, Charles De Gaulle ma anche (pur se la citazione può essere apparsa inusuale) Napoleone. La scelta è chiara, la linea di demarcazione tracciata da un contendente e dall’altro, non soltanto ma in modo più lucido e risonante, dagli opposti giudizi sull’ultima «esternazione» collettiva della Gauche: il Sessantotto.

Che Sarkozy ha condannato nei termini più recisi e in cui la Royal si è, con altrettanta coerenza, riconosciuta. Non esiste una interpretazione di «centrosinistra» di quel fenomeno, ma anche degli altri passaggi essenziali della storia di Francia, risalendo dal gollismo fino all’Ottantanove. Nell’ultimo mezzo secolo e più non c’è mai stato a Parigi un governo di centrosinistra e mai ne è stato proposto uno come formula, soluzione o «ideologia». Il bipartitismo che a Roma si invoca a Parigi c’è sempre stato. De Gaulle e i suoi «successori», da Pompidou a Chirac, sono sempre stati espressi dalla Droite e François Mitterrand, quando è riuscito a interrompere il predominio della Destra nelle elezioni presidenziali, lo ha fatto come candidato della «Sinistra unita».

Per il «centro» non c’è mai stato molto spazio e, quando i voti centristi sono stati decisivi, si sono sempre rivolti, nella scelta, verso Destra, al punto che talune formule di governo hanno potuto essere considerate di centrodestra. Più insigne l’esempio di Valéry Giscard d’Estaing e della sua formula più nota: «Oui, mais». Sì, ma. «Mais», nelle obiezioni al gollismo dell’epoca, ma «oui» quando si trattava di scegliere. Il senso della candidatura Bayrou non è stato molto diverso, come simili sono le sue origini: nel centrodestra. Una scelta che è qualcosa di più di una alleanza elettorale ma si ritrova in tutte le fasi essenziali della storia di Francia, in particolar modo quando sono stati in gioco i «valori», a cominciare dalle grandi battaglie di un secolo fa fra cattolici e laicisti a proposito della scuola.

Una nazione antica, e in particolare orgogliosa come è

sempre stata la Francia, non si sogna neppure di raccattare formule che le sono estranee. Il centrosinistra è una componente quasi istituzionale della politica italiana. Ma come articolo di esportazione il suo valore è zero.

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