In periferia e nei piccoli centri si risparmia

Dopo anni di crescita vertiginosa, il comparto immobiliare segna il passo, ma non si ferma. E se il settore risente della crisi finanziaria che ha colpito duro negli Stati Uniti, con il mercato residenziale schiacciato dai mutui concessi alla clientela subprime, in Europa e in Italia la situazione contingente non ha provocato i danni paventati dai più pessimisti. Dopo la contrazione vissuta nel 2007, allorché le transazioni hanno accusato, secondo l’osservatorio di Scenari Immobiliari, una flessione del 6%, accentuatasi nell'ultimo trimestre e in particolare al Sud, il mercato è entrato in una fase di progressivo assestamento.
Da un lato hanno agito fattori strutturali connessi alla chiusura di un ciclo immobiliare, con i prezzi delle abitazioni giunti ai massimi livelli, dall'altro il rialzo dei tassi di interesse (quasi due punti dal 2003 in poi), con le banche che hanno stretto i cordoni della borsa di fronte ai nuovi aspiranti mutuatari. Ed ecco anche quest’anno un lieve calo delle quotazioni e l'allungamento dei tempi di vendita, con le previsioni che vedono comunque i prezzi mantenersi sopra al tasso di inflazione. Dalle case in città e nelle grandi realtà urbane, gli acquirenti si sono spostati in buon numero nelle aree periferiche e nei piccoli centri, decisamente più abbordabili. E questo trend dovrebbe confermarsi, ponendo un freno al calo delle compravendite, (a Milano meno 10% nel 2007) così come a Napoli e a Palermo.
Altro elemento che connota le attuali dinamiche di mercato, l’accresciuto differenziale, sia nel segmento residenziale sia nel commerciale, tra costruzioni di pregio e immobili ordinari. Ciò che sembra premiare gli operatori concentrati su una fascia elevata di clientela, attratta in particolare dalla possibilità di investire sul recupero del patrimonio storico dei centri urbani. Inoltre, stando a una recente indagine di Tecnoborsa, le preferenze di chi acquista un’abitazione oggi sono più selettive e si orientano verso immobili contraddistinti da standard qualitativi e tecnologici ben precisi, capaci di coniugare sicurezza e risparmio a comfort e funzionalità. Più in dettaglio, per quasi un italiano su tre la casa dev’essere ecologica, mentre a sottolineare gli aggettivi «ergonomica» e «cablata» sono rispettivamente il 21% e l'8% degli intervistati, che pongono l’accento sulla vivibilità e il benessere dell'abitare.
Per l’anno in corso le stime degli analisti concordano su un fatturato del settore pari a circa 130 miliardi, dei quali l'82% ascrivibile al mercato residenziale, il 6% agli uffici, una percentuale analoga al commerciale e la quota restante suddivisa tra hotel e logistica.

É peraltro utile ribadire la lunga corsa che il comparto del real estate ha compiuto negli ultimi quindici anni, con il numero degli addetti occupati nei servizi immobiliari cresciuto dai 90mila del 1991 alle oltre 400mila unità odierne.

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