Dalla "Perottina" al cono gelato. Le invenzioni "scippate" all'Italia

Non sono poche le invenzioni italiane che hanno trovato la rampa di lancio al di là dei confini nazionali oppure sono state raccolte e lanciate da altri

Dalla "Perottina" al cono gelato. Le invenzioni "scippate" all'Italia

Non sono poche le invenzioni italiane che hanno trovato la rampa di lancio al di là dei confini nazionali oppure sono state raccolte e lanciate da altri. E poi chissà quante ricerche sono morte nei cassetti delle università sfuggendo alla triangolazione ricerca-industria-mercato. Non possiamo issare la bandiera tricolore sul pc perché il proto-personal computer è nostro, ma non si andò oltre. Stiamo parlando dell'Olivetti P101, un calcolatore da tavolo programmabile - classe 1965 - frutto dell'ingegno di Pier Giorgio Perotto, allora 32enne. Meglio conosciuta come la Perottina, la P101 aveva un linguaggio di programmazione alfanumerico, una memoria interna, un sistema di salvataggio dati su nastri magnetici (gli antenati del floppy disk) e una piccola stampante. Fu un successo, conquistò anche la Nasa che utilizzò alcuni esemplari nel programma Apollo 11 per lo sbarco sulla Luna. Il calcolatore elettronico apparteneva però alla DEO, la divisione elettronica Olivetti, ceduta alla General Electric statunitense. L'azienda di Ivrea fece un errore gestionale concentrandosi sulle macchine da calcolo e da scrivere anziché sull'elettronica così l'Italia perdeva il vantaggio tecnologico sul resto del mondo. Ci sono poi storie sofferte finite bene. Il caso del telefono, per 150 anni ritenuto un'invenzione del britannico, naturalizzato americano, Alexander Graham Bell. Era il 1854 quando Antonio Meucci costruiva il prototipo del telefono, il telettrofono, un telegrafo parlante grazie al quale, stando dallo scantinato dove aveva il laboratorio, Meucci riusciva a comunicare con la moglie, a letto per una grave forma di reumatismo. Pubblicava i dettagli del marchingegno sull'Eco d'Italia di New York e non disponendo dei mezzi per pagarsi il brevetto, ripiegava su un pre-brevetto, anche questo poi non rinnovato per mancanza di fondi. Nel frattempo nel marzo 1876 Bell brevettava il suo telefono, Meucci gli fece causa però persa. Solo l'11 giugno 2002 il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuto in Meucci il padre «biologico» del telefono.

Non avere saputo trattenere in Italia Federico Faggin ha comportato plurime perdite, per noi, trattandosi di un inventore seriale. Faggin è il creatore del primo microprocessore e della tecnologia touchscreen. Dopo un'esperienza in Olivetti, a proposito delle menti che l'azienda non seppe valorizzare, approdava in una società di Agrate Brianza, la SGS, associata a un'azienda di Palo Alto, la Fairchild Semiconductor. Le due società decidevano di fare uno scambio per cui un ingegnere americano veniva inviato in Italia e Faggin andava in California.

Tempo qualche settimana e la Silicon Valley già lo voleva tutto per sé. Il resto è storia conosciuta. Anche il brevetto della macchina per realizzare il cono gelato è statunitense, benché l'idea sia tricolore.

L'inventore è Italo Marchioni, cresciuto fra le Dolomiti come tanti pasticcieri e gelatai poi emigrati Oltreoceano. Tutto nacque da un problema di base. Accadeva spesso che servendo il gelato in coppe di vetro queste scivolassero dalle mani dei clienti, rompendosi, oppure sparissero. Marchioni trovò la soluzione.

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