Chiara, Clio e la fragilità. Se l'influencer è il messaggio e il dolore diventa merce

"Tremo di paura, piango e va bene anche così, perché io sono vera"

Chiara, Clio e la fragilità. Se l'influencer è il messaggio e il dolore diventa merce
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«Tremo di paura, piango e va bene anche così, perché io sono vera» (Chiara Ferragni, un post). «L'anno più difficile della mia vita, sto passando un periodo di m...» (Clio Makeup, un post, in lacrime). La domanda: due influencer fanno una prova? Difficile non pensarlo. In altre parole: cosa stanno vendendo? Perché in fondo di questo si tratta e si è sempre trattato: product placement. Pubblicità. Ti vendo un prodotto e nemmeno te ne accorgi. Che il paradigma sia quello della ricchezza, dell'ostentazione, delle ville dei viaggi dei vestiti e delle fuoriserie, o quello del dolore, della fragilità e della «verità», poco cambia. È sempre marketing. Marketing del benessere, prima. Dell'empatia con cui emendarsi dai peccati, ora. Il pubblico cambia gusti, complici pandori indigesti, e cambia l'offerta di contenuti, in una rincorsa alla volubilità di cui i social sono precursore e termometro. Lo abbiamo visto con i messaggi di body positivity («Il mio corpo è arte», copyright Lizzy), neo-feminism («Pensati libera», Chiara a Sanremo), e ora tocca osservarlo in una fase di contrizione/disperazione. In questo senso, Ferragni è sempre stata l'apripista. È stata lei, anni fa, a indicare la via: il sogno (ma davvero?) di una vita di successi costruita sulla propria immagine. Ed è ancora lei che ora prova a rovesciare il tavolo usando la carta della fragilità. Il punto, però, è che non conta se questa fragilità è vera o fasulla. Non è dirimente sapere se le lacrime della Ferragni e di Clio Makeup (nella foto) sono sincere. Probabilmente lo sono - si soffre anche su Instagram - ma non importa più.

Perché per anni si sono mostrate dai loro profili «offrendoci» un desiderio più o meno acquistabile. E ora tocca a noi guardare il loro pianto con il giusto sospetto: se l'influencer è il messaggio, anche il dolore è merce.

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