"Per divulgare in Rete il segreto è non volere ridurre tutto in 'pillole'. Bisogna approfondire"

Riccardo Dal Ferro (classe 1987) è diplomato al liceo classico-linguistico e laureato in filosofia presso UniPD. È autore, divulgatore culturale, filosofo e performer teatrale

"Per divulgare in Rete il segreto è non volere ridurre tutto in 'pillole'. Bisogna approfondire"
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Riccardo Dal Ferro (classe 1987) è diplomato al liceo classico-linguistico e laureato in filosofia presso UniPD. È autore, divulgatore culturale, filosofo e performer teatrale. È creatore del podcast filosofico Daily Cogito che raccoglie quasi 2 milioni di ascoltatori mensili.

Come hai iniziato a fare divulgazione su internet, l'influencer culturale?

«Io ho iniziato a fare divulgazione culturale quando ero ancora all'università concentrandomi sulla letteratura e la filosofia. Poi nel 2015 ho iniziato con il canale youtube dando spazio soprattutto alla letteratura. Poi mi sono accorto che c'era un vasto pubblico a cui sarebbe potuta interessare la filosofia e che non c'era chi soddisfacesse questa curiosità. Ma quello che ho iniziato a fare in rete è anche figlio del fatto che per dieci anni ho fatto teatro di comunicazione. Poi alla fine il web è diventato il mio lavoro vero e proprio».

Quindi può diventare un impiego vero e proprio?

«Ora ho un'azienda che dà lavoro a quattro persone, quindi sì con pazienza e se lo si fa bene può diventare un lavoro a tempo pieno. Però è una cosa che non si improvvisa».

Quali sono le caratteristiche che servono per sfondare sul web? Prima mi citavi la teatralità, la capacità attoriale...

«Quella aiuta sicuramente. Diciamo che per la divulgazione culturale esistono due sistemi. Il primo è quello più facile ma più rischioso. Si punta sull'argomento del momento e si cerca di beccare il trend e di fare più traffico possibile».

E il sistema più difficile?

«Serve pazienza e si punta soprattutto sui contenuti. Ad esempio i faccio delle monografiche che possono essere su un filosofo o su un libro, le ultime che ho fatto sono sull'Iliade e l'Odissea. Sono video che possono essere anche di un'ora e sviscerano un argomento. Non sono fatti per fare immediatamente il botto. Magari la prima settimana fanno solo 10mila visualizzazioni. Ma sono fatti per durare. Per fare divulgazione vera serve secondo me il tempo per farla. Non ci si può ridurre al pillolismo. Preferisco fare dei contenuti che servano alla gente, durino nel tempo, e spieghino davvero. C'è chi mi chiede: Ma perché di questo non fai un sunto di tre minuti?. E la risposta è perché in tre minuti non si spiega niente».

Per fare quello che fai serve un bagaglio culturale di tutto rispetto quello l'hai costruito in modo tradizionale?

«Ho iniziato a leggere libri di filosofia quando avevo 14 anni. E ovviamente non ci capivo niente, ma quello è stato lo stimolo a continuare. Poi ovviamente l'ho studiata all'università. E l'unico modo di divulgare bene in rete che conosco è continuare ad imparare».

Molti divulgatori in rete poi approdano ai libri di carta?

«Gli editori ci cercano come una volta si cercavano le firme che diventavano famose sui giornali. La cosa che conta è quando si passa ai libri è di fare libri veri non replicare quello che si fa sul web. Non riesce a tutti».

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