Giacomo Leopardi, 188 anni dopo resta il mistero sulla sua morte: cosa sappiamo

Tante le versioni riportate fino ad oggi sulla morte del poeta e sulla sua sepoltura, ma rimangono tanti punti oscuri

Giacomo Leopardi, 188 anni dopo resta il mistero sulla sua morte: cosa sappiamo
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Grazie alla mini-serie Rai Leopardi: il poeta dell'infinito è tornato grande interesse per il celebre poeta recanatese. In tanti si domandano come sia stata la sua vita, volta allo "studio matto e disperatissimo", ma tanti sono anche gli interrogativi circa la sua morte, rimasta a tratti fumosa. A distanza di 188 rimane un vero e proprio mistero, e sono tante le versioni fornite.

Ma cosa sappiamo, in concreto, di Giacomo Leopardi? Nato a Recanati (Macerata) il 29 giugno 1798, morì a Napoli il 14 giugno 1837. Non riuscì a compiere 39 anni, morendo in giovane età. A stupire fu il fatto che il poeta perse la vita in maniera improvvisa e assai precoce, sebbene soffrisse di conclamati problemi di salute fin da bambino.

È stato detto che dal 1815 al 1816 soffrì di problemi reumatici oltre che psicologici. Qualcuno ha parlato di scoliosi, ma non ci sono prove effettive. Leopardi visse diverso tempo in isolamento, dedicandosi allo studio nella biblioteca di Monaldo. Arrivò poi la malattia vera e propria, che si manifestò, secondo i racconti arrivati sino a noi, con febbre e problemi di natura polmonare. Il poeta ebbe poi una deviazione della spina dorsale, e dei conseguenti problemi cardiaci, gastrointestinali e respiratori. Tante le ipotesi a riguardo. Si è parlato di colite ulcerosa o morbo di Crohn, e poi di asma, di disturbi neurologici e stanchezza continua. Molti esperti che si sono cimentati nel trovare una risposta sono convinti che Leopardi soffrisse della malattia di Pott, ossia della spondilite tubercolare.

Verso al fine della sua vita - siamo nel 1833 - Leopardi lasciò Roma e Firenze per spostarsi a Napoli insieme al carissimo amico Antonio Ranieri, a sua volta scrittore. I problemi di salute si ripresentarono e, come se ciò non bastasse, nel 1836 scoppiò un'epidemia di colera, tanto che il poeta, Ranieri e la sorella di questi furono costretti a rifugiarsi a Torre del Greco. In quel periodo, stando alle testimonianze dell'epoca, Leopardi visse in modo sregolato, dedicandosi molto alla scrittura.

Il declino avvenne nel 1837, quando fece ritorno a Napoli. Le sue condizioni peggiorarono di colpo e, secondo ciò che è stato trasmesso sino a noi, il 14 giugno accusò un malore subito dopo pranzo. Pare che il poeta avesse mangiato un chilo e mezzo di confetti, una cioccolata, una minestra e qualcosa di fresco, come una limonata o una granita. Leopardi sarebbe dovuto partire alla volta di Villa Carafa d'Andria Ferrigni, ma ebbe un attacco di asma e le sue condizioni si aggravarono a tal punto che morì intorno alle 21. L'amico Ranieri era con lui. "Addio, Totonno, non veggo più luce", avrebbe pronunciato prima di esalare l'ultimo respiro.

Fu proprio Antonio Ranieri a fornire informazioni più precise sulla morte del famoso poeta. Parlò di "idropisia di cuore", ossia idropericardio o idropisia polmonare. In sostanza, si sarebbe trattato di un accumulo di liquido nel torace. Le memorie di Ranieri vennero però largamente criticate e considerate tendenziose, motivo per cui ci sono dei dubbi sulla morte di Leopardi. Questo ha aperto le porte a numerose ipotesi: c'è chi parla di colera, di diabete, e chi mette in dubbio la data e il luogo del decesso. Secondo certe versioni, il poeta morì in carrozza, mentre si stava recando a Castellamare di Stabia e venne cambiato il luogo della morte affinché il corpo non fosse gettato in una fossa comune.

Ranieri si impegnò comunque a dare degna sepoltura all'amico. La salma del poeta venne inumata nella cripta della chiesa di San Vitale Martire, conosciuta oggi come Chiesa del Buon Pastore.

Le spoglie vennero poi trasferite nell'atrio. Anche qui, però, ci sono delle congetture. Secondo alcune versioni, infatti, la bara di Leopardi era vuota e i suoi resti furono lasciate in una fossa comune al Cimitero delle Fontanelle.

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