I diari privati, la lettera, il profumo Chanel: tutti i segreti della regina Elisabetta

Una lettera ritrovata, un profumo famosissimo, i diari di un lungo regno: ecco tre elementi che potrebbero svelarci lati ancora inediti della regina Elisabetta

I diari privati, la lettera, il profumo Chanel: tutti i segreti della regina Elisabetta

Sulla regina Elisabetta sono stati versati i classici fiumi d’inchiostro, ma è quasi impossibile racchiudere in poche pagine una vita e un regno lunghissimi, pieni di eventi, incontri, pensieri, azioni. C’è ancora molto da dire sulla defunta sovrana e persino oggetti comunissimi come un profumo, una lettera e dei diari potrebbero svelarci dei segreti, dei dettagli finora sconosciuti su questa monarca ormai entrata nella storia.

I diari della Regina

Tenere un diario è una delle abitudini di molti sovrani di ogni epoca. Non è esattamente un obbligo, ma spesso è stato ed è ancora consigliato a re e regine di scrivere i loro pensieri, la loro quotidianità, in modo da lasciare una traccia per le generazioni future, ma anche una testimonianza personale e di un’epoca intera che gli studiosi potranno esaminare. Anche la regina Elisabetta ha tenuto dei diari, documentando la sua vita privata e il suo ruolo.

Li avrebbe aggiornati scrivendo a mano per 15 minuti ogni sera. Sembra che nessuno avesse il permesso di leggerli, tranne una persona: il principe Filippo. Ora, ha rivelato il Telegraph, quei diari potrebbero essere pubblicati in tutto il mondo. L’ex valletto della sovrana, Paul Whybrew (detto Tall Paul, che ha lavorato al servizio di Sua Maestà per 44 anni), starebbe “vagliando i documenti per decidere quali possono essere idonei per gli archivi nazionali”, ha scritto l’Express. Perché proprio Whybrew? Perché, ha dichiarato un insider, sarebbe lui il vero “custode dei segreti della Regina”.

In una valigetta di pelle nera

La regina Elisabetta voleva essere lasciata sola durante la scrittura e i suoi collaboratori potevano disturbarla solo se vi fosse stato “qualcosa di enorme importanza”, ha detto un insider. Qualcosa come “una guerra nucleare”, ha aggiunto l’Express. Un’altra fonte ha spiegato: “Come tampone usava della carta assorbente… e ogni mattina uno dei primi doveri del suo valletto personale era quello di distruggere la carta assorbente, così nessuno avrebbe mai avuto la tentazione di provare a leggere ciò che lei aveva scritto ed era rimasto impresso sulla carta”.

La Regina portava “con sé il diario ovunque andasse, a Windsor, a Sandringham o a Balmoral ed era tenuto in una valigetta di pelle nera…”, chiusa a chiave (per la precisione le chiavi erano due e una di queste era stata affidata al segretario privato della sovrana). I diari di Sua Maestà erano alla stregua di documenti di Stato riservatissimi, che andavano protetti a ogni costo. Una delle fonti dell’Express ha commentato: “I suoi diari non sono mai andati smarriti, forse perché per lei erano preziosi quanto i Gioielli della Corona. Se, diciamo, uno sventurato valletto li avesse persi, sarebbe finito nella Torre!”.

Pubblicazione e autocensura

Sir Michael Palin ha raccontato che una sera, durante una cena al Castello di Windsor a cui partecipava la regina Elisabetta, il discorso cadde proprio sui diari privati. L’ospite disse di averne uno su cui scriveva ciò che aveva fatto durante la giornata e le persone che aveva incontrato. Anche la sovrana ammise di avere un diario ma, “lei disse…che la differenza stava nel fatto che i miei potevano essere pubblicati, i suoi assolutamente no”.

Sua Maestà, sembra di capire, avrebbe sperato che le sue memorie rimanessero chiuse tra le mura del Palazzo. In realtà spesso lo scopo di questo tipo di diari è proprio la pubblicazione, poiché hanno un valore storico. Elisabetta II non poteva ignorarlo e ciò potrebbe averla spinta a non scrivere esattamente tutto ciò che pensava, come accade di frequente in casi simili. Una sorta di autocensura che l’autore applica, talvolta anche in modo inconsapevole, per dare una precisa immagine di sé e degli eventi che ha vissuto e, in un certo senso, proteggersi dal giudizio degli altri. Non c’è niente di strano. Ciò non va a toccare la validità di quanto scritto, perché in moltissimi casi gli storici, studiando i fatti, le testimonianze e anche il carattere dell’autore del diario, riescono a discernere un’impressione genuina da una costruita per il pubblico. Inoltre abbiamo visto che il valletto Whybrew starebbe “passando al setaccio” i documenti relativi ai diari: ciò farebbe pensare che ci sarà un’ulteriore selezione del materiale da pubblicare.

Regina Elisabetta Castello di Windsor
La regina Elisabetta nel 2020.

I profumi preferiti

Secondo i tabloid uno dei profumi preferiti di Elisabetta II sarebbe stato il White Rose di Floris, fragranza con note di rosa, gelsomino, iris e violetta. La sovrana lo avrebbe indossato anche il giorno del suo matrimonio, il 20 novembre 1947. Un’altra essenza molto amata da Sua Maestà sarebbe stata l’Heure Bleue di Guerlain, creato nel 1912 e dal costo piuttosto accessibile. Elisabetta, però, ha voluto anche un profumo personalizzato, creato solo per lei dal “naso” italiano Laura Bosetti Tonatto. La creatrice di fragranze venne contatta da Buckingham Palace, come ricorda Harper’s Bazaar, in occasione della ventesima edizione di Pitti Fragranze, a Firenze.

Bosetti Tonatto, infatti, è famosa, oltre che per la lunga carriera di successo, anche per aver realizzato l’essenza dedicata alla mostra “Caravaggio. Un quadro, un profumo”, del museo Ermitage di San Pietroburgo (2005). La regina Elisabetta le chiese un profumo che esprimesse gioia, vivacità, proprio i tratti distintivi del suo carattere. Laura Bosetti Tonatto consegnò la fragranza l’11 settembre 2008, dopo uno studio molto accurato, durato due anni e raccontato a Harper’s Bazaar: “Ho inviato tre fragranze per stagione. La Regina ne sentiva una al giorno nella sua tenuta di Balmoral. Il percorso è stato scegliere una fragranza per la primavera, una per l’autunno, una per l’inverno e una per l’estate: da lì ho creato il profumo definitivo. A base di note di rosa, gelsomino, lavanda e ambra. Note che raccontano da sempre di donne di potere”.

Chanel n.5

La lunga storia che legava la regina Elisabetta ai profumi, però, non è finita qui. Si è arricchita di un capitolo nuovo e sorprendente proprio nel settembre 2023, a un anno dalla sua morte. Alla mostra dedicata a Chanel, tenutasi al Victoria & Albert Museum e in cui l’ospite d’onore era la principessa Beatrice, è stata esposta una lettera molto particolare di Elisabetta II. La defunta sovrana, ha rivelato il Daily Mail, la scrisse per ringraziare il capo dello staff del principe Filippo, Sir Frederick Browning, (chiamato amichevolmente “Boy” nella lettera), per averle donato il profumo el n.5 in occasione del suo compleanno.

Proprio la celebre fragranza lanciata da Gabrielle Chanel il 5 maggio 1921. Elisabetta era felice di quel regalo e colpita dall’acume di Browning, che aveva “scoperto proprio ciò che volevo particolarmente”. La lettera è datata 26 aprile 1955. Piccola curiosità: Browning era il marito della scrittrice Daphne Du Maurier, una delle amanti attribuite a Filippo. È interessante scoprire che anche la regina Elisabetta era stata catturata dal fascino immortale di Chanel n.5.

Questo ci dice qualcosa in più sulla sua personalità attenta, portata per la moda nel senso più ampio del termine. La monarca non disdegnava affatto i profumi realizzati per la grande produzione e questo dettaglio ci racconta una donna amante della bellezza in ogni sua forma, dotata del grande pregio della curiosità.

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