Un anno fa, l'8 settembre del 2022, moriva Elisabetta II. Il suo Regno è stato il più lungo della storia d'Inghilterra e la sua biografia copre quasi un secolo: novantasei anni, di cui 70 abbondanti passati sul trono. Questi anni straordinari, in mezzo ai giganti del Novecento (su tutti Winston Churchill, il «suo» primo Premier), agli amati cavalli e ai cani, all'aristocrazia e agli scandali, sono raccontati magistralmente da Andrew Morton nel suo bestseller The Queen (Rizzoli Bur, pagg. 444, euro 14), ora aggiornato con un nuovo capitolo: l'«Epilogo». Gli ultimi giorni di Elisabetta II e del suo Regno da un lato, la preparazione del terreno al futuro Re Carlo III dall'altro.
Morton mostra bene come proprio questo secondo aspetto sia stato curato attentamente dalla Regina. Le sue mancate apparizioni e il suo «delegare» non sono mai stati casuali: «Il suo ritiro progressivo ha permesso agli altri membri del cast Windsor ... di uscire alla ribalta». Per esempio, quando Carlo fu incaricato di partecipare alla cerimonia di apertura del Parlamento, nel maggio del 2022, fu necessario espletare una serie di procedure costituzionali e legali; Buckingham Palace cominciò a rivedere il protocollo e a non definire più gli appuntamenti fissi di Sua Maestà come «obblighi». Elisabetta stessa scelse i suoi «sostituti»: Carlo e William ovviamente, e poi i principi Andrea e Harry. Il figlio e il nipote prediletti (si era sempre vociferato), entrambi però caduti in disgrazia: una situazione «imbarazzante», scrive Morton, che toccò risolvere occasione per occasione. Il punto è che, al di là delle apparenze, la via scelta da Sua Maestà è stata quella di un «ritiro senza rinuncia». Senza mai derogare alla propria essenza regale... Per esempio, quando Megan e Harry tentarono di convincerla a posare per una (mediaticamente attraente) sessione fotografica presentandole la nipotina Lilibet, lei si sottrasse dicendo di essere «troppo stanca» e di avere «gli occhi troppo arrossati per un ritratto».
E ancora, negli ultimi giorni, trascorsi a Balmoral, la sua adorata residenza in Scozia, incontrò il reverendo Ian Greenshields, lo portò in tour per i giardini del castello, lo intrattenne con humour e parlò con lui della fede cristiana. E gli confessò di non avere «alcun rimpianto». Poi, siccome il reverendo dormiva nelle Tower Rooms, una sera scherzò: «La sovrana ti manda nella Torre». Una Regina inimitabile, fino all'ultimo.
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