
Secondo gli esperti reali Carlo III avrebbe tante manie e altrettanti difetti, come i presunti scatti d’ira di cui si pentirebbe immediatamente. Un esperto reale e una fonte d’eccezione, Harry, hanno rivelato che il Re avrebbe anche un’abitudine molto particolare, ma sarebbe riduttivo definirla soltanto un vizio, o semplicemente una piccola ossessione. Si tratterebbe, infatti, di qualcosa di più profondo, legato all’infanzia di Carlo, un periodo non proprio semplice per lui, fatto di privilegi, certo, ma anche di tanta solitudine.
“Come fosse suo figlio”
Sappiamo che Carlo III non si metterebbe mai in viaggio senza prima essersi assicurato di avere con sé determinati oggetti, tra cui, come elencato da Tom Bower nel libro “Rebel Prince. The Power, Passion and Defiance of Prince Charles” (2018), il letto ortopedico, le lenzuola, la sua carta igienica preferita e un sedile per WC fatto su misura. L’esperto reale Christopher Andersen ha aggiunto nella sua opera “The King. The Life of Charles III” (2022) che Sua Maestà porterebbe in valigia anche qualcosa di davvero particolare: l’orsacchiotto con cui ha giocato durante l’infanzia. Come ha ribadito Andersen nel programma Entertainment Tonight, citato dal Daily Mail, il sovrano tratterebbe il peluche “come fosse suo figlio”.
“L’unico essere umano”
Stando alle rivelazioni contenute nel libro di Andersen a nessun membro dello staff sarebbe consentito toccare il peluche. L’unica che aveva il permesso di farlo e perfino di effettuare delle riparazioni era la fidatissima tata di Carlo, Mabel Anderson, come riportano Page Six e il Daily Mail. A questo proposito Andersen ha scritto: [La tata] era l’unico essere umano a cui fosse permesso prendere ago e filo per [aggiustare] l’orsacchiotto del principe Carlo. Lui aveva superato i quarant’anni e ogni volta che il peluche aveva bisogno di riparazioni, si poteva pensare che fosse il suo stesso figlio a doversi sottoporre a un intervento chirurgico importante”. Dopo il pensionamento della tata il compito di custodire il Teddy Bear sarebbe stato affidato all’ex valletto Michael Fawcett (coinvolto nello scandalo delle onorificenze nel 2021), che avrebbe avuto tra le sue mansioni anche quelle di spremere il dentifricio sullo spazzolino di Carlo, fargli la barba, aiutarlo a indossare i pantaloni e allacciargli le scarpe. Tuttavia, ha aggiunto Andersen nella biografia, “a 48 anni Carlo ancora viaggiava ovunque con il peluche e quando il giocattolo perdeva un bottone o iniziava a logorarsi insisteva affinché venisse chiamata la tata Mabel per ricucirlo e rimetterlo a nuovo”.
Il ruolo chiave della tata
La tata Mabel Anderson, come ha riportato il Telegraph, lavorò per la royal family dal 1949 fino al 1981. Quando varcò la soglia del Palazzo aveva 22 anni. La regina Elisabetta e il principe Filippo ammiravano molto il suo carattere discreto. Sembra che Carlo le fosse molto affezionato e che questo sentimento non si sia mai affievolito nonostante gli anni passati. “Nell’arco della sua vita [Carlo] ha fatto di tutto per includerla nella sua vita e lo fa ancora nonostante l’età avanzata [della tata]”, ha scritto Ingrid Seward sul Daily Mail. “Carlo ha dichiarato di non ricordare un bacio di sua madre da quando ha compiuto otto anni e ha detto con nostalgia a una sua fidanzata che da un punto di vista emotivo le sue due tate [la Anderson e, ancora prima, la scozzese Helen Lighbody, assunta un mese dopo la nascita del Re] avevano per lui un significato più grande di quanto sua madre avesse mai avuto”. All’Express Robert Jobson ha sottolineato: “Di sicuro Mabel Anderson è stata la roccia di Carlo quando era un bambino piccolo e sensibile”. Quando la tata andò in pensione, ha spiegato il Time, la regina Elisabetta volle ricompensarla per i suoi servigi concedendole un appartamento vicino al Castello di Windsor e invitandola ogni anno a trascorrere il Natale a Sandringham.
Proposta di matrimonio nella nursery
Questa digressione sulle tate reali ci serve per capire meglio cosa rappresenterebbe per Carlo il ricordo della prima infanzia. Sua Maestà, infatti, ripenserebbe ai primi anni della sua vita come a una sorta di “età dell’oro” personale. Un periodo incantato che il tempo ha portato via e che lui ha cercato di non dimenticare conservando il Teddy Bear, che ne è un simbolo tangibile. Non è un caso, per esempio, se Carlo, come ha raccontato ancora la Seward, “nel pomeriggio in cui fece la proposta di matrimonio a Lady Diana Spencer, scelse di farla nella nursery del Castello di Windsor”. Tutto questo, però, non deve far pensare che Carlo fosse il classico mammone. Si tratta, al contrario, di una questione molto meno lineare e più radicata nella personalità, nelle esperienze e nel destino del sovrano.
"Se i bulli avessero avuto la meglio su di lui…"
È il principe Harry, nel suo memoir “Spare”, a spiegarci il vero valore dell’orsacchiotto per Carlo: “Papà confessò di essere stato ‘perseguitato’ da ragazzo. Per temprarlo, la nonna e il nonno lo avevano spedito a Gordonstoun, un collegio dove era stato orribilmente bullizzato”. Il duca si riferisce al periodo tra il 1962 e il 1967 in cui il padre studiò nella scuola scozzese di Gordonstoun, fondata nel 1934. Carlo fu il primo erede al trono a frequentare un istituto scolastico, invece di prendere lezioni da tutori privati, come ha sottolineato la Bbc. Dunque Gordonstoun è stata la prima scuola ad accogliere un futuro Re. Tuttavia l’allora principe di Gallesnon vi avrebbe trascorso anni felici, come ha raccontato Harry: “…Disse che le vittime più probabili dei bulli di Gordonstoun erano i tipi creativi, sensibili, amanti dei libri; in altre parole: lui…Lo ricordo mormorare cupo: ‘Sono sopravvissuto a stento’. In che modo? Testa bassa, stringendo l’orsetto di peluche che ancora possiede a distanza di tanti anni”.
"Messo al tappeto"
A Entertainment Tonight Christopher Andersen si è soffermato proprio sugli episodi di bullismo di cui Carlo sarebbe stato vittima a Gordonstoun e che riflettono tutta la solitudine e il senso di impotenza che l’allora principe avrebbe sofferto: “Ciò che ha attraversato è piuttosto inquietante. Quando era un ragazzo, un giovane uomo veniva regolarmente picchiato dagli studenti più grandi, appeso nudo sotto la doccia, spruzzato con acqua fredda e lasciato lì. È stato preso a pugni e messo al tappeto. Scriveva…lettere ai genitori, implorandoli di portarlo via dalla scuola…Francamente per gli standard di oggi ciò sarebbe simile al nonnismo, o all’abuso di minore, eppure i suoi genitori fecero finta di non vedere. Credo che questo gli abbia causato un terribile risentimento”. Se la situazione fu davvero come l’ha descritta Andersen, non stupisce che l’orsacchiotto sia stato l’unico “amico”, chiamiamolo così, per Carlo e che questi abbia voluto conservarlo per tutta la vita. Chissà, poi, se per il sovrano ottenere, nel 2024, il patronato di Gordonstoun (ruolo precedentemente ricoperto dal principe Filippo, ha puntualizzato il People) è stata una piccola rivincita, oppure se ha risvegliato in lui la memoria di momenti dolorosi.
Come la coperta di Linus?
Per il Re il peluche sarebbe un po’ come la proverbiale coperta di Linus, oltre a una memoria di un tempo che non tornerà più. In lui Carlo avrebbe trovato il conforto cercato ma, pare, non ricevuto dai genitori, presi dai loro ruoli ufficiali. L’orsacchiotto, però, sarebbe stato anche una specie di difesa psicologica, una barriera protettiva contro le angherie dei compagni. Una via di fuga. Harry scrive: “Teddy…Era ormai in uno stato pietoso, con le zampe rotte e i fili scuciti, e buchi rattoppati qua e là. Immaginai che quello sarebbe stato l’aspetto di papà se i bulli avessero avuto la meglio su di lui”. Il principe rende in maniera molto convincente, attraverso l’immagine dell’orsacchiotto ormai malandato, ciò che avrebbe subìto suo padre negli anni della formazione. Infine usa una parola che riassume alla perfezione questa situazione: “Teddy esprimeva in modo eloquente la sostanziale solitudine dell’infanzia di papà, e molto meglio di quanto lui avrebbe mai potuto fare”. La “solitudine” di un futuro Re.
Un piccolo giallo
Nel suo libro Andersen lascia supporre che il Teddy Bear venga ancora sistemato nella valigia di Carlo per ogni spostamento. A Entertainment Tonight l’esperto ha confermato: “[Il Re] viaggia ancora con l’orsacchiotto della [sua] infanzia”. Nella sua autobiografia, però, il duca di Sussex sosterrebbe il contrario: “Teddy andava ovunque con papà…Willy e io concordammo che papà meritava di meglio e, con le dovute scuse a Teddy, aveva bisogno di una vera compagna. Ecco perché, su sua richiesta, promettemmo di accogliere Camilla nella nostra famiglia…”.
Sembra di intuire che con l’arrivo di Camilla a corte Carlo abbia deciso di lasciare il peluche nei suoi appartamenti privati, pur continuando a custodirlo con cura, come ricordo della sua vita, di momenti belli ed eventi difficili, a testimoniare che, nonostante le avversità, il re ce l’ha fatta.
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