"L'errore più stupido...". Castrogiovanni e quella follia per Ibrahimovic

L’ex pilone azzurro della Nazionale di rugby si racconta al Corriere della Sera ripercorrendo le tappe della sua carriera tra rivelazioni, errori e la nuova vita in tv

"L'errore più stupido...". Castrogiovanni e quella follia per Ibrahimovic
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41 anni, sangue italiano e cuore argentino: parliamo di Martin Castrogiovanni, uno dei piloni più forti della storia del rugby non solo azzurro, ma mondiale. Personaggio iconico (tatuaggi maori, barba, capelli lunghi, in campo anche quando era infortunato) oggi lavora in televisione e continua a nutrire il suo amore per lo sport.

"Ho smesso col rugby perché non mi piaceva più e non ho mai pensato che allenare mi avrebbe ridato quello che avevo vissuto da giocatore". In una lunga intervista al Corriere della Sera Castrogiovanni si racconta, ripercorrendo le tappe più importanti di una carriera che ormai ha messo alle spalle.

Il rugby infatti è un mondo lontano per l'ex pilone della Nazionale che non ne vuole sapere di diventare allenatore. Nella sua vita da giocatore però non ci sono stati solo grandi successi. I primi anni in Italia sono stati difficili, ma hanno lasciato spazio alla lunga parentesi felice in Inghilterra a Leicester dove Castrogiovanni ha vissuto il periodo migliore della sua carriera. Al centro di tutto l'amore per il rugby: "Ho amato questo sport, ma mi ha fatto soffrire..." confessa.

La festa a Las Vegas di Ibra

Qualche colpo di testa però non è mancato, come quando a Parigi nel 2016 finì sotto ai riflettori a causa di Zlatan Ibrahimovic. Mentre era infortunato volò alla sua festa di compleanno a Las Vegas: "La cosa più stupida della mia vita da giocatore. Ero infortunato. Potevo chiedere: posso andare alla festa di Ibra? Però ero convinto che mi avrebbero detto di no, allora raccontai che andavo in Argentina a trovare mia nonna".

Andò a finire male:"Ovviamente mi scoprirono subito e quello che accadde dopo mi portò ad allontanarmi dal rugby. Avrei voluto chiedere scusa ai miei compagni, non fu possibile, il club mise di mezzo gli avvocati perché i francesi sono fatti così. La verità è che ero tornato dal Mondiale infortunato, avevo un contratto importante e forse non ero più il giocatore che loro si aspettavano. Me lo hanno fatto pagare. Il rugby è uno sport che ti insegna a prenderti le tue responsabilità, sapevo di avere sbagliato e volevo solo scusarmi. Chiudere così mi ha ferito".

La nuova vita in tv

Dopo la lunga parentesi da giocatore per Castrogiovanni è arrivata la carriera in tv, una sfida completamente nuova per un ex giocatore abituato da sempre a essere competitivo. Ha mosso i suoi primi passi in tv insieme a Tessa Gelisio, con la serie di documentari "Lo spettacolo della natura" nel 2012 in prima serata su Rete 4. Dal 2017 invece ha condotto insieme a Belen Rodríguez e Alessio Sakara il programma "Tú Sí Que Vales" su Canale 5. Ogni anno 500 bambini partecipano alla sua academy

Un'esperienza entusiasmante che racconta così: "Mi diverto, è un modo per mettersi alla prova. Alessio Sakara, il campione di arti marziali col quale ho cominciato, mi ha insegnato a prenderla dalla parte giusta. Non mi vedevo, io che ho letto pochissimi libri, a leggere un gobbo. Invece. La verità è che ho sempre avuto fortuna. Tutti mi hanno dato una mano, Belen mi aiutava con il copione, Gerry Scotti, Maria De Filippi mi hanno fatto sentire bene. Teo Mammuccari, sempre sarcastico e diretto, mi ha dato una mano. Mi hanno incoraggiato".

L'amicizia con Bebe Vio e la sua academy

Sempre in prima linea se si tratta di dare una mano a chi ne ha bisogno, Castrogiovanni è sempre presente alle iniziative di Bebe Vio. "Lei è la dimostrazione che troppe volte pensiamo in modo sbagliato, dimostra che è giusto fare le cose e non farsi condizionare da niente. Sono convinto che se da ragazzo avessi vissuto le esperienze che vivo adesso, sarei diventato una persona migliore. Collaboro anche con Amref, sono andato in Africa con Daniela, mia moglie. Ci sono tante cose da fare".

Ogni anno 500 bambini partecipano alla sua academy."Non tutti diventeranno giocatori di rugby, ma io credo molto nei bambini, provo ad aiutarli a diventare uomini, a trasmettergli i valori nei quali ho sempre creduto. Da bambino volevo cambiare il mondo, non l’ho cambiato ma faccio quello che posso. All’academy imparano le regole, a stare insieme, a condividere. Abbiamo aperto anche al rugby in carrozzina".

Quel pugno "non dato all'arbitro"

Secondo le cronache fu un pugno all'arbitro a cambiargli la vita ma lui chiarisce: "No, io non ho dato nessun cazzotto a quell'arbitro, l’ho solo spinto". "Davvero — racconta l'ex pilone —. Stella, mia mamma, non voleva che giocassi a rugby e allora giocavo a basket.

Vedevo i ragazzi del rugby, sempre insieme, compagni e amici, volevo andare con loro e quella spinta fu provvidenziale: mi squalificarono, addio basket. Mamma dovette rassegnarsi". E da quel momento cominciò la grande storia di Castro.

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