Scordatevi l'effetto "wow". I quattro look con cui Chiara Ferragni è scesa dalle scale dell'Ariston hanno lasciano i social interdetti. Sono, infatti, molti gli utenti che, almeno dal punto di vista dello stile, si aspettavano "di più". E dire che sarebbe stato proprio nel suo intento dare scandalo coi vestiti indossati al Festival. In primis con la scelta delle due maison di moda: Dior e Schiaparelli, brand d'Oltralpe con cui Chiara ha una lunga collaborazione, e che hanno più volte scatenato polemiche. Alla fine, invece, le polemiche le ha suscitate solo lei, la Ferragni.
La storia del Festival è anche la storia delle provocazioni. D'altronde i vestiti non servono solo a coprirci, ma a esprimere qualcosa: che sia favola, sogno, ribellione, protesta e - perché no - sensualità. Come dimenticare l'iconica farfallina di Belen che nel 2012 spunta dal vertiginoso spacco del vestito colorato? O Sabrina Salerno che si presenta con un bikini sgambatissimo e argentato? Vittoria Belvedere e il corpetto in tulle trasparente nel 2002 con solo qualche ricamo a coprire il seno? Ilary Blasi? Elodie? La lista sarebbe infinita. Genuine provocazioni che hanno diviso il pubblico, tra chi ha urlato allo scandalo e chi ha risposto: "è la moda, bellezza". Ecco, la Ferragni in questo non è riuscita. Basta leggere l'effetto sortito sui telespettatori.
Diamo una rapida scorsa ai social. "La #Ferragni ha indossato un abito parte integrante del discorso: il vuoto vestito del nulla", scrive un utente su Twitter commentando il vestito "nudo". "Ecco l’unica cosa che la Ferragni sa fare: mostrarsi nuda. Non sapendo fare praticamente null’altro", è il commento di un altro. "Non sono un vecchio bacchettone... ma quel vestito non si può guardare", si legge in un altro tweet. Per non parlare delle ironie scatenate dalla stola bianca del primo abito con scritta la frase in stampatello, diventata immediatamente materiale per meme e sfottò.
Critiche anche per il vestito con le frasi degli hater: "Che un vestito possa essere usato per concentrare l’attenzione su istanze sociali e soprattutto sul femminile, nessuno ha dubbi", scrive su Instagram l'autore Andrea Batilla. Ma "frasi ricamate su un vestito couture non sono sufficienti per reggerne l’impalcatura culturale perché il vero sostegno, che dovrebbe essere Ferragni, non risulta credibile", conclude.Ma cosa c'è che non va nei vestiti scelti? Innanzitutto, non sono sensuali. E la "provocazione" fa alzare subito gli occhi al cielo. Non a caso la Ferragni si è sentita in dovere di giustificare la scelta dell'abito con una lezioncina. Il nude look? "Il corpo delle donne non può essere giudicato". La crinolina a vista? "Rappresenta la gabbia in cui sono rinchiuse le donne". E che noia! I "messaggi" suonano come sterili frasi di circostanza buttate lì. L'operazione è talmente artefetta (e lei così poco spontanea nell'interpretarla) che anche al più ingenuo degli spettatori non può sfuggire. I look sono poi la plastica rappresentazione del suo monologo: un messaggio banale che non è piaciuto. Sei la "regina" dei social e il tuo lavoro è comunicare ai tuoi followers, ma proprio loro sui social hanno bocciato la scelta di veicolare quei messaggi con i tuoi abiti: forse l'intento è fallito.
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