Assassina, spietata, crudele: questi sono alcuni degli epiteti che la storia ha riservato a Lucrezia Borgia (1480-1519), definendola quasi l’incarnazione del male. Nacque in una famiglia e in un’epoca magnifiche eppure sinistre, grandiose e inquietanti allo stesso tempo, caratterizzate da luci abbaglianti e cupe ombre. Violenze, delitti, lotte per il potere, congiure non erano certo l’eccezione e si mescolavano senza soluzione di continuità alla raffinatezza e alla creatività di una cultura senza pari. Lucrezia, però, non sarebbe stata una complice delle efferatezze compiute dalla famiglia: gli storici hanno messo in discussione secoli di voci e misteri sul suo conto, rovesciando completamente l’immagine che ci è stata restituita dalla storia.
La figlia del Papa
Lucrezia nacque nella Rocca Abbaziale di Subiaco, vicino Roma, il 18 aprile 1480, terzogenita del potente cardinale spagnolo Rodrigo de Borja (1431-1503) e della sua amante ufficiale, la locandiera Vannozza Cattanei (che, come volevano le apparenze, doveva essere sposata e fu proprio il cardinale a combinare i suoi matrimoni). La coppia aveva già avuto Cesare, nel 1475, Giovanni nel 1476 (nato Juan, ma i nomi e il cognome spagnoli della famiglia vennero italianizzati da Rodrigo l’ascesa al soglio di Pietro) e, nel 1481, avrebbe avuto Goffredo (Joffré).
Il cardinale Borgia, abile politico e uomo ambizioso, dedito a tutti i piaceri della vita, ebbe numerose amanti e altri figli, ma riconobbe solo quelli di Vannozza. Il suo atteggiamento, dall’indole arrogante e senza scrupoli, non erano certo una rarità in Vaticano. I nemici di Rodrigo, in realtà, gli contestavano l’assoluta mancanza di discrezione, oltre alle origini straniere. Borgia, eletto papa nel 1492, non si curava affatto dell’opinione degli altri e costruì una famiglia che divenne la sua vera arma politica. Il Pontefice volle per la sua unica figlia Lucrezia un’educazione raffinatissima (la giovane parlava italiano, francese, spagnolo, ma anche latino e greco), forse pensando già a future, vantaggiose alleanze matrimoniali.
Quando la ragazzina aveva solo 11 anni si presentò il primo pretendente, l’aristocratico Juan Cherubin de Centelles. Il cardinale gli promise la mano di Lucrezia ma, dopo soli due mesi, ruppe l’accordo per organizzare il secondo fidanzamento della figlia con un altro nobile, Gasparo da Procida. Neanche questa alleanza andò a buon fine: Rodrigo era diventato papa Alessandro VI grazie alla sua astuzia e alla sua capacità di tessere trame politiche e tutte le famiglie nobiliari più in vista volevano imparentarsi con lui. Doveva solo selezionare il partito ideale non tanto per Lucrezia, quanto per gli interessi dei Borgia.
La scelta cadde sul nipote di Ludovico “il Moro”, ovvero Giovanni Sforza. Lucrezia aveva 13 anni e il futuro marito 26. Il matrimonio, celebrato il 12 giugno 1493, durò solo quattro anni, perché Alessandro VI aveva in mente per la figlia delle nozze ancora più vantaggiose, in linea con i cambiamenti politici che stavano avvenendo, primo fra tutti l’arrivo delle truppe di Carlo VIII in Italia. Prima, però, doveva liberarsi di Giovanni. I Borgia organizzarono una vera e propria campagna diffamatoria contro l’uomo, accusandolo di essere impotente. Giovanni Sforza si difese dalle accuse, invano. Il suocero era troppo potente e alla fine lo costrinse ad annullare il matrimonio con Lucrezia.
Delitti e misteri
È evidente che Alessandro VI si serviva di Lucrezia, manipolandone l’esistenza. La ragazza era uno strumento nelle mani dei Borgia e non aveva il potere di ribellarsi. Tuttavia la sua grande cultura, le sue apprezzate capacità diplomatiche la resero un tramite fra suo padre e chiunque volesse stringere alleanze con la sua famiglia. Lucrezia, però, aveva un “margine di movimento”, chiamiamolo così, molto limitato.
Il 1497 fu un anno emblematico in tal senso. Giovanni Sforza rinunciò a lei, ma pochi mesi dopo l’annullamento del matrimonio, il 14 marzo 1498, la figlia del papa diede alla luce un bambino, Giovanni, la cui paternità divenne un vero e proprio mistero: per molti era il frutto del rapporto incestuoso tra Lucrezia e Alessandro VI. Non era vero nulla: si trattava, quasi sicuramente, di chiacchiere messe in giro proprio Giovanni Sforza, per vendicarsi dell’umiliazione subìta dai Borgia. Queste storie, però, ebbero ampio seguito, danneggiando il nome di Lucrezia. In realtà sembra che il bimbo fosse figlio di uno dei collaboratori del Pontefice, un certo Pedro Calderòn. Per “ripulire” l’onore dei Borgia Cesare, il fratello di Lucrezia, lo avrebbe fatto uccidere. Il cadavere del povero Pedro venne rinvenuto nel Tevere il 14 febbraio 1498.
Non sarebbe stato il primo omicidio architettato da Cesare. Nemmeno un anno prima, il 15 giugno 1497, fu ritrovato il corpo di Juan, il secondogenito di Rodrigo e le accuse caddero proprio sul fratello. Cesare si proclamò sempre innocente per quest’ultima morte. Secondo gli storici, però, sarebbe stato molto geloso della sorella e della confidenza che lei aveva con Juan. Questo potrebbe essere uno dei motivi che lo avrebbero spinto a commettere l’assassinio, sebbene come movente risulti piuttosto debole. Non è da escludere che questa gelosia sia stata abilmente manipolata, ingigantita dai nemici dei Borgia e trasformata in un rapporto morboso, addirittura incestuoso, per realizzare il ritratto di una famiglia depravata.
Lucrezia prende in mano il suo destino
Per cercare di creare nuove alleanze e rendere più presentabile il nome ormai screditato dei Borgia, Alessandro VI usò di nuovo sua figlia, dandola in sposa, il 21 luglio 1498, ad Alfonso duca di Bisceglie, figlio illegittimo del Re di Napoli, Alfonso II. Purtroppo per Lucrezia si ripeté la stessa, tragica storia che aveva già vissuto: la coppia ebbe un figlio, Rodrigo, ma dopo soli due anni Alfonso divenne inviso ai Borgia, in particolar modo a Cesare, la cui politica era filofrancese, dunque opposta a quella condotta dall’aragonese Alfonso II. Il 18 luglio 1500, dopo un fallito tentativo di assassinio, il marito di Lucrezia venne ritrovato strangolato. Inutile dire che il mandate dell’omicidio fu il fratello di Lucrezia.
Vedova a soli vent’anni, la figlia del Papa decise di non accettare più il suo destino in modo passivo. Sapeva che il padre avrebbe organizzato un nuovo matrimonio, ma stavolta decise di collaborare alla scelta del futuro marito e agli accordi nuziali. Il 2 febbraio 1502 Lucrezia sposò il duca Alfonso I d’Este. Le nozze combinate col tempo divennero un’unione d’amore e inaugurarono il periodo più bello nella vita della giovane, ammirata nel nuovo ruolo di duchessa di Ferrara, mecenate, amante delle arti, attenta amministratrice dei possedimenti del marito.
Finalmente Lucrezia riuscì ad allontanarsi dall’orbita della sua famiglia, ormai in declino dopo la morte, nel 1503, di Alessandro VI. Il destino, però, non aveva in serbo nulla di buono per lei: il 24 giugno 1519, a 39 anni, Lucrezia Borgia morì di parto. Finì così, nel modo più triste e purtroppo comune all’epoca, l’esistenza intensa e drammatica di una delle donne più amate e odiate del suo tempo e iniziò la sua leggenda nera.
Ombre sulla duchessa
Subito dopo la morte di Lucrezia Borgia si intensificarono le voci malevole sul suo conto. Alla bellissima figura della figlia del Pontefice venne attaccata l’etichetta di avvelenatrice, donna dissoluta e immorale. Una fama arrivata fino al grande pubblico moderno grazie anche all’opera “Lucrezia Borgia” di Victor Hugo. In realtà Lucrezia non uccise mai nessuno. Per gran parte della sua vita dovette, al contrario, assistere quasi impotente alle manovre spregiudicate di Alessandro VI e di Cesare. Non è mai stata riportata neppure una prova dei presunti misfatti della giovane. A pilotare la macchina del fango sarebbe stato, tra gli altri, papa Giulio II (1443-1513), un successore di Rodrigo Borgia, deciso a devastare la memoria di questa famiglia.
Certo, i Borgia non furono mai anime candide, ma è altrettanto vero che su Lucrezia, probabilmente la più innocente di tutti, almeno per certi versi, vennero dette e scritte bugie infamanti. I nemici colpirono lei per arrivare al suo casato. Del resto era un bersaglio facile, in quanto donna. “La verità è che [Lucrezia] visse in un mondo in cui i dadi erano pesantemente truccati in favore dei maschi”, ha detto Sarah Bradford, autrice di un’eccellente biografia sulla duchessa di Ferrara.
La cultura, la classe della giovane Borgia passarono in secondo piano, quasi fagocitate dalla sua leggenda nera. Un destino ingiusto toccato a tante donne “scomode” del passato, da Cleopatra ad Anna Bolena, a cui non venne perdonata, tra le altre cose, l’intelligenza in un mondo maschilista e misogino.
Con Lucrezia il “gioco al massacro” risultò anche più semplice, data la sua ascendenza di non proprio specchiata moralità. Gli storici moderni, però, hanno ricostruito la sua immagine più vera, che non fu quella di femme fatale, ma di giovane donna al centro, suo malgrado, degli intrighi di un tempo feroce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.