La musica, i Pooh, il Covid. Quando Stefano D'Orazio venne arrestato per avere difeso una donna

Il 6 novembre 2020 moriva Stefano D'Orazio. Il musicista romano, anima dei Pooh dal 1971 fino alla réunion del 2015, era ricoverato al policlinico Gemelli a seguito di complicanze dovute al Covid

La musica, i Pooh, il Covid. Quando Stefano D'Orazio venne arrestato per avere difeso una donna
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Ogni anno, il 6 novembre, gli amici e colleghi dei Pooh lo ricordano con affetto con un messaggio affidato ai social. Perché Stefano D’Orazio per Red, Roby, Dodi e Riccardo non se n’è mai davvero andato. Eppure, quattro anni fa, a 72 anni, Stefano è deceduto vittima di complicanze dovute al contagio da Covid-19. Era il 6 novembre 2020 e sei mesi prima il musicista e paroliere dei Pooh aveva scritto lo struggente brano “Rinascerò rinascerai”, come traccia indelebile dello strazio della pandemia.

Attraverso la batteria e le parole, il musicista romano ha saputo raccontare anni importanti, dal ‘70 al 2000, arrivando al cuore del pubblico con testi profondi e toccanti. I Pooh sono stati la sua carriera e la sua famiglia, ma Stefano D’Orazio ha saputo crearsi un percorso parallelo fatto di produzioni, musical, stesura di libri e collaborazioni che lo hanno reso uno degli artisti più prolifici della scena musicale italiana.

Musicista, paroliere e manager

Stefano D'Orazio non era semplicemente il batterista di Pooh, era l'anima del gruppo nel quale entrò dalla porta secondaria nel 1971. Appena 23enne Stefano venne chiamato a sostituire Valerio Negrini ma da batterista divenne ben preso anche voce e paroliere del gruppo. Tre anni dopo il suo ingresso nei Pooh scrisse il suo primo testo per il gruppo "Eleonora mia madre", al quale seguirono molti altri brani di successo come "Storia di una lacrima", "Numero uno", "Lettera da Berlino est", "Per noi che pariamo" e ancora "La ragazza con gli occhi di sole", "E arrivi tu". Nei suoi testi D'Orazio aveva il coraggio di trattare temi importanti, anche scomodi, con un occhio di riguardo alle donne. Ma le etichette sono sempre andate strette a Stefano D'Orazio, artista poliedrico e versatile, così nel 1983 Stefano iniziò anche a curare la parte manageriale dei Pooh. Fondò persino la sua etichetta, First, con la quale Roby Facchinetti pubblicò il suo primo album da solita. L'ultima parte della sua carriera, cominciata dopo l'addio ai Pooh alla fine del 2009, lo video affrontare un'altra grandissima sfida, quella legata ai musical, un'ampia parentesi professionale che gli ha regalato enormi soddisfazioni e tanto successo.

L'arresto per una lite in strada

Due anni dopo il suo ingresso nella band - era il 1973 - Stefano D'Orazio finì al centro di un'intricata vicenda che lo fece finire in carcere. I Pooh si trovavano al Castello San Giusto di Trieste per una serie di concerti. Poche ore prima di una serata i quattro artisti si erano ritrovati in un caffè sul lungomare, quando davanti ai loro occhi si sfiorò la tragedia. Una donna stava attraversando la strada con il figlio nel passeggino, mentre sopraggiungeva un'auto che rischiò di investirla. L'automobilista scese dalla vettura e, secondo il racconto fatto dai quotidiani locali, iniziò a inveire contro la donna. D'Orazio, che aveva 25 anni, intervenne in sua difesa ma le cose si misero male. "Lui prese a male parole l'automobilista che poi si rivelò essere un carabiniere", raccontò anni dopo Red Canzian parlando dello spirito altruista da "Robin Hood" - come lo definì lui - dell'amico e collega. Il battibecco proseguì finché Stefano chiamò il 112, ma l'intervento della volante con a bordo i colleghi dell'automobilista finì per costare a D'Orazio l'arresto per oltraggio a pubblico ufficiale. "Finì a passare la notte nel carcere del Coroneo e noi suonammo in tre.

Ricordo ancora i cori degli altri detenuti quando si scoprì che il nuovo arrivato era Stefano D'Orazio", ricordò ancora Canzian. La vicenda finì anche sui quotidiani locali vista la fama dei Pooh e è spesso stata raccontata come aneddoto dalla band durante le interviste.

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