
Gli Youtuber gamer? Io li ho sempre elogiati, supportati, incoraggiati. Molti anni fa su Velox (Leonardo Nioi) scrissi sul Giornale un convinto endorsement, quando lui era in bilico, spinto dalla famiglia, a scegliere se continuare a stremmare giochi, o a andare a studiare Scienze della Comunicazione all’Università. Gli dissi: «Continua a fare quello che fai, sarai tu a andare a insegnare», e infatti da duecentomila follower è arrivato a un milione e quando va in live su Twitch ha duemila spettatori come minimo (in live, significano tanti soldi).
Come lui ne ho conosciuti altri, molti altri, e a alcuni ho anche regalato miei libri, cosa che non faccio mai. Sbagliando a farlo (credevo leggessero, povero illuso): nessuno di costoro ha mai letto un libro una volta uscito dalla scuola. Tuttavia, nelle loro live, parlano di qualsiasi cosa, perché non si parla solo del gioco. Vaccinarsi, non vaccinarsi, Trump, Putin, Europa, ognuno dice la sua, senza sapere niente di niente. Di scienza, di medicina, di politica, se ne parla, ne parlano, così, come viene. Tranne uno, che sa il fatto suo, e mi ha chiesto di non nominarlo. Ma ognuno di loro, a parte l’eccezione che conferma la regola, in fondo, è un influencer, a suo modo, e su minorenni. Migliaia di ragazzini li ritengono degli idoli. Coloro non sanno niente (a parte del gioco) ma parlano di tutto, mentre giocano.
In realtà questo problema non riguarda solo gli streamer di videogiochi, ma anche i divulgatori scientifici.
Dario Bressanini, oggi, ha postato una storia molto educativa: «È pieno di cialtroni, laureati in chimica. Io avevo detto ai miei colleghi di bocciarli tutti, sennò andavano a far danni sui social. Ma non mi hanno ascoltato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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