Pescatori uccisi, tensione tra Italia e India Nuova Delhi: "Crimine imperdonabile"

I marò interrogati dal giudice da più di due ore: sono accusati di omicidio. Manifestazione anti italiana. Napolitano: si rischia la crisi diplomatica. Il ministro della Navigazione indiano, G.K. Vasan: "I colpevoli devono essere puniti. Abbiamo perso due vite preziose dei nostri pescatori, non è perdonabile". L'esperto di diritto: "Militari coperti dall'immunità"

Pescatori uccisi, tensione tra Italia e India Nuova Delhi: "Crimine imperdonabile"

La crisi tra Italia e India si allarga. Un centinaio di persone, appartenenti a tutti i partiti, hanno inscenato una manifestazione anti-italiana davanti alla casa del magistrato che sta interrogando i due marò italiani coinvolti nella sparatoria che ha causato, mercoledi scorso, la morte di due pescatori indiani. Le dichiarazioni dei due militari vengono tradotte da un sacerdote cattolico. La delegazione italiana che accompagna i marò ha ottenuto che non solo le risposte, ma anche le domande poste dal magistrato siano tradotte in italiano. Davanti al giudice K.P. Joy anche altri testimoni, tra cui il proprietario del peschereccio e altri pescatori.

I due militari italiani della Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono finiti al centro di un grave caso diplomatico. In missione sulla petroliera italiana Enrica Lexie contro gli abbordaggi, sono accusati di omicidio. Secondo le autorità indiane avrebbero sparato ai pescatori morti mercoledì scorso a bordo del peschereccio St. Antony. I nostri militari parlano di venti colpi esplosi, le autorità indiane dicono che il peschereccio è stato raggiunto da 60 proiettili. Ma non è l'unica incongruenza: ce sono anche sugli orari. La Farnesina ha ribadito che la decisione della polizia indiana di porre in stato di fermo i due marò è un gravissimo atto unilaterale, perché la nave, italiana, si trovava in acque internazionali (e a confermarlo c'è il satellite). Non è escluso, tra l'altro, che nell'incidente sia rimasta coinvolta un'altra imbarcazione. Ecco perché è decisiva l'autopsia sui corpi delle vittime, per accertare, innanzitutto, se i proiettili fatali siano stati esplosi dai due italiani. Ma la polizia indiana non vuole farla. Il ministro dell'Interno Paola Severino ha detto che, senza ombra di dubbio, "la giurisdizione è italiana". L'India, però, non demorde.

"Una cosa è chiara. I colpevoli devono essere puniti. Abbiamo perso due vite preziose dei nostri pescatori, non è perdonabile", ha dichiarato il ministro della Navigazione indiano, G.K. Vasan, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Ani.

Tre giorni di fermo

I due marò hanno lasciato la guest house di Kochi, nel sud dell’India, dov’erano custoditi, sono stati portati a Kollam. Nei loro confronti la magistratura ha disposto tre giorni di fermo.

Nave attirata al porto con l'inganno

Il comandante della nave al centro del caso diplomatico tra India e Italia sarebbe stato convinto a entrare nel porto di Kochi "con l’inganno". Le autorità locali - dice una fonte italiana che legata all'inchiesta - avrebbero invitato il comandante ad andare in porto per il "riconoscimento" di un peschereccio con armi a bordo. Ma l’obiettivo era solo quello di non far allontanare la nave italiana con a bordo i due marò che l'India, a tutti i costi, vuole processare. Anche se l'episodio si è verificato in acque internazionali.

La preoccupazione del ministro Terzi

Le elezioni (politiche e amministrative) in corso nello stato indiano di Kerala "rischiano di poter avere qualche influenza sull’indagine e sulle autorità giudicanti", ha ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi. "Ma sono convinto - ha  subito aggiunto - e confido che non sarà così, che ci sarà un’indagine corretta e strettamente scrupolosa delle norme dello stato di diritto di cui questa grande democrazia indiana è esempio da tantissimi anni".

Severino: la prova non c'è

"Tutto quello che viene detto è basato su idee, ma la prova sullo svolgimento dei fatti, versioni che sono totalmente contrapposte tra le due parti, ancora non c’è stata", ha detto il ministro della Giustizia, Paola Severino.

"La posizione del Governo - ha aggiunto il ministro - è molto ferma sulla carenza di giurisdizione indiana. I rilevamenti satellitari provano che la nave battente bandiera italiana era in acque internazionali e la giurisdizione è nostra".  

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