Il pg: "I tesori di Tanzi? I quadri e tanti soldi"

Gerardo La Guardia: "Da qualche parte all’estero è depositata una grossa somma in contanti, ne sono convinto". Poi i sospetti: "Prima dell'arresto era andato in Ecuador"

Il pg: "I tesori di Tanzi? 
I quadri e tanti soldi"

Il piccolo Louvre che Calisto Tanzi aveva nascosto nella cantina del genero - i Van Gogh, i Cezanne, i Monet, cento milioni di euro di valore secondo la Finanza, appena cinque per il consulente di Tanzi - sono solo una piccola parte del tesoro accumulato dal fondatore di Parmalat. Da qualche parte del mondo, nascosto, c’è il contante. Una montagna di contante. Ma trovarlo sarà dannatamente difficile. A dire che il malloppo esiste è Gerardo La Guardia, procuratore della Repubblica di Parma, che venerdì - sfruttando la traccia aperta dai giornalisti di Report - ha scovato i quadri di Tanzi.

Procuratore, Tanzi aveva sempre negato di possedere i quadri, e invece sono saltati fuori. Tanzi mente anche quando dice di non avere nascosto dei quattrini?
«Io ne sono abbastanza convinto da sempre».

Il “tesoro di Parmalat” esiste, insomma. E secondo lei dov’è?
«Non ho mai pensato che il viaggio di Tanzi in Ecuador appena prima dell’arresto fosse un viaggio di piacere».

I soldi sono nascosti a Quito? E perché non andiamo a prenderli?
«Per il semplice motivo che le nostre rogatorie inviate in Ecuador sono rimaste senza risposta. Non ci hanno detto né si né no, si sono limitati a non risponderci».

Evidentemente Tanzi aveva scelto bene il Paese dove nascondere il bottino. Questo vuol dire che i risparmiatori truffati dovranno accontentarsi dei quadri che avete trovato l’altro giorno? Li metterete all’asta?
«Ma niente affatto. Questi quadri appartengono al fallimento Parmalat, quindi li consegneremo al commissario straordinario Enrico Bondi. Sarà lui poi a decidere cosa farne, e come distribuire tra i vari creditori il contante che dovesse ricavare dalla vendita».

E il popolo dei truffati cosa deve fare? Aspettare la fine dei processi? A Parma oltretutto state andando abbastanza piano.
«Io non direi. Il processo principale, quello dove Tanzi è imputato di bancarotta fraudolenta, credo che finirà prima dell’estate. Altri due processi, quello per il filone Parmatour e quello dove è imputato anche Cesare Geronzi, stanno andando avanti anche loro, anche se un po’ più lentamente. Siamo all’udienza preliminare per i procedimenti a carico di Citygroup, Bank of America e altre tre banche. Insomma, ci stiamo muovendo. L’unico procedimento sostanzialmente fermo è quello per il fallimento del Parma Calcio, ma lì tra i creditori non ci sono piccoli risparmiatori, e questo è esattamente il motivo per cui lo abbiamo tenuto in fondo alla lista. Abbiamo privilegiato i processi che avevano come parti offese i risparmiatori».

Realisticamente, a questo punto della vicenda Parmalat, quante speranze concrete hanno i truffati di rivedere almeno una parte dei soldi che hanno perso?
«Realisticamente, credo che le possibilità maggiori siano affidate alle azioni di responsabilità contro le banche. Come è noto sono stati già fatti numerosi accordi di transazione, ma ci sono anche sentenze che hanno condannato le banche che piazzavano i bond a risarcire integralmente i risparmiatori. E trattandosi di banche che hanno venduto ai loro clienti dei titoli che erano carta straccia mi sembra che sia giusto così».

Torniamo ai quadri, procuratore. Come è stato possibile che li trovasse Report e non la Guardia di finanza?
«I quadri li abbiamo trovati noi».

Ma senza il servizio televisivo probabilmente non ci sareste

mai arrivati.
«Difficile negarlo. Diciamo che fin quando i quadri non si muovevano, fin quando non si cercava di metterli sul mercato, riuscire a trovarli era quasi impossibile. A meno di una dritta precisa».

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