Pechino - Il rombo di un motore nell’acqua, alzi gli occhi: è Michael Phelps. Il tonfo sordo di un poveretto inciampato in tribuna, alzi gli occhi è George Bush. Pechino non poteva godersi niente di più lunare, niente di più umanamente vicino ai comuni mortali. Anche il presidente degli Stati Uniti può inciampare e cadere (vabbè l’hanno tenuto in piedi le guardie del corpo). Solo Michael Phelps poteva dimostrare che contano gli uomini più dei costumi, quando ha aperto il suo turbo e creato l’ennesimo sconquasso nel mondo del nuoto.
È volato sull’acqua con quella sua sagoma possente e filante, bello come un delfino, ha seminato avversari, ha raccolto il primo oro e l’ennesimo record del mondo: poco più di quattro minuti (4’03”84) per divorare i 400 misti, 1”41 meno del precedente primato: nell’atletica sarebbe una differenza di circa 15 metri.
Un primato da stordire, roba da impressionare anche i marziani.
Nell’atletica si sarebbe già sentita puzza di doping, qui c’è da credere al faccione giulivo e soddisfatto di Michelone che, dal podio, ha fatto un cenno al presidente, e quell’altro, in risposta, gli ha fatto il segno del pollice alto ed ha sventolato la bandierina stelle e strisce, facendo di gomito a tutta la sacra famiglia. Sì, in tribuna c’erano Laura, la moglie, papà George, il fratello Marvin, la sorella Dorothy, la figlia Barbara ed Henry Kissinger, che i cinesi mostrano in tv come un’icona e che ieri faceva spola tra il Cubo, il rettangolone tutto bolle d’aria che racchiude la piscina, e il palazzone della scherma, poco distante.
Il Cubo è l’invenzione dei cinesi per abbacinare la gente del nuoto. Di notte si trasforma nella casa delle mille bolle blu, di giorno fa ribollire l’acqua di record: ieri sono stati battuti tre mondiali (400 misti, 400 stile libero femminile e 4x100 maschile) e quattro primati europei. Niente male.
E nessuno, meglio di Phelps, poteva aprire il libro del nuoto di questi Giochi. Si è presentato ai blocchi solo con i calzoni neri della tuta e ha dato uno schiaffo a tutti coloro che credono d’avere scoperto il segreto del nuoto col turbo. Petto nudo, petto in fuori e via verso il primo oro e il primo record. «Lo volevo, ma non ero sicuro di farcela», ha poi raccontato. «Ho nuotato la rana migliore di sempre e nello stile libero mi sembrava di andare in discesa. Pura adrenalina». Il bello di Michelone sta nel modo di vivere i successi: li gode e cerca di trasmettere la sua gioia agli altri. Così sul podio: mano sul cuore durante l’inno, faccia beata pensando alla mamma che lo guardava in tribuna. «Appena ho toccato la piastra, ho tirato su la testa cercando la faccia di mia madre. Peccato, non l’ho trovata: era un momento terribilmente emozionante. Ed anche mi è piaciuto quel saluto del presidente». Unica interferenza quell’inno interrotto di colpo. La bandiera americana era salita sul pennone, l’inno non concluso, d’improvviso il silenzio. Neppure fosse un dispetto. Phelps c’è rimasto male, Bush peggio, i due si sono guardati da lontano, poi è scoppiato il sorriso. «Si trattava di un problema tecnico, era chiaro», ha raccontato il ragazzone.
Ieri contava l’emozione, non altro. Forse contava l’idea di aver chiuso con i 400 misti. «Questa è l’ultima gara che faccio, ho un accordo con il mio allenatore». Andrà ad esplorare altre vie, magari con tirar di sospiro degli avversari di ieri: l’ungherese Lazlo Cseh che sarebbe un campione, se non avesse davanti un mostro. Ha acchiappato il secondo posto e il record europeo (4’06”16). Ryan Lochte, l’americano compagno di Phelps, cristianamente votato alla sopportazione di non veder oro (e fare colazione da McDonald’s prima della gara, come ha confessato, non lo aiuterà di certo a migliorarsi).
E se qualcuno volesse scoprire il segreto del bambolone americano, eccovelo: «Mangio, dormo, nuoto. Questo è quanto posso fare per dare calorie al mio corpo e provare a cavarne il meglio».
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