Mai più come nei giorni scorsi. Gianni Alemanno è più rigoroso e definitivo che mai: «Ora conosciamo le previsioni e siamo pronti». Insomma, sarebbe bastato il colonnello Bernacca o magari anche Giuliacci o una delle signorine che vanno per la maggiore fra un tempo e l’altro dei film in tivù e ci saremmo evitati una settimana di polemiche, di Capitale bloccata e di racconti di Monte Mario come il K2, solo un po’ più irraggiungibile. Stavolta, invece, fa capire il sindaco di Roma, si fa sul serio. E la frase chiave è una e una sola: «Evitare spostamenti non necessari domani e sabato.
Per evitare blocchi e ingorghi invito i cittadini a non spostarsi domani e dopodomani ». Il che, tradotto, significa: «State a casa mentre nevica». Ma se, anziché chiamarlo «piano neve», l’avessero chiamato buonsenso, l’effetto sarebbe stato lo stesso. Ora, è ben chiaro che Roma non è Aosta e che pochi centimetri di manto bianco sulle strade della Capitale sono più pericolosi e ingestibili di due metri in un paesino appenninico o alpino. Far finta di non capire questo sarebbe ipocritica e confrontare il bollettino di via del Corso con quello della pista delle Tofane a Cortina, non è propriamente un’operazione di onestà intellettuale. Ma il fatto che, oltre alle scuole (il che è sacrosanto) chiudano tutti gli uffici pubblici per due giorni, qualche dubbio lo lascia.
I dipendenti privati possono arrivare tranquillamente al loro posto di lavoro e gli statali, i ministeriali e i comunali no? Eppure, il piano di Alemanno (e non solo il suo, visto che lo «state a casa» vale in tutta Italia), stavolta, assomiglia a una vera organizzazione bellica. La pace con Gabrielli e il senso militaresco lasciato in eredità da Bertolaso alla Protezione Civile, devono avere fatto effetto: il sindaco di Roma addirittura chiede una deroga speciale al patto di stabilità per poter affrontare l’emergenza. E mette avanti le mani prima ancora di varcare il portone di Palazzo Chigi: «Il governo ci ha garantito il rimborso delle spese che avremo con i privati».
Da sindaco bombardato, Alemanno si trasforma in generale in prima linea e chiama in trincea anche i soldati: «È stato mobilitato anche l’Esercito », salvo poi aggiungere un «quello che potranno fare faranno» che sa molto di maresciallo di fureria. Ma, insomma, a Roma non nevica tutti i giorni e, in tempi di gelo, anche un abbassamento del livello termico delle dichiarazioni può starci. Il meglio, però, soprattutto considerando la settimana da cui siamo reduci, viene dal ritrovato feeling fra Gabrielli e Alemanno e, addirittura, fra il sindaco e il Nord del Paese. Il prefetto e il primo cittadino sembrano festeggiare un San Valentino in anticipo: «Noi come Comune di Roma abbiamo chiesto alla Protezione civile nazionale di inviarci altri volontari dal Nord Est,ovvero dalle zone italiane meno colpite dall’ondata di maltempo » e sono stati arruolati anche «i rifugiati politici e i volontari di numerose associazioni che si sono detti disponibili a liberare le strade ».
Il che è tutto molto bello ed edificante. E, francamente, fa più unità d’Italia rispetto alla mangiata davanti a Montecitorio quando Renata Polverini imboccò Umberto Bossi e Alemanno fece pace con la Lega, con romani e leghisti che si abbuffarono di polenta al ragù e rigatoni con pajata e coda alla vaccinara. Contorno di cicorie ripassate. Ecco, rispetto a quella roba lì, l’idea che baldi veneti e friulani scendano dal Nord Est con le pale in spalla per levare la neve dalle strade di Roma, è certamente molto bella. Ma, anche qui, viene un dubbio: la Capitale ha tre milioni di abitanti, servono proprio i rinforzi dal Nord Est? Fra l’altro, non certo per sminuire l’importanza strategica del ruolo degli spalatori, ma siamo proprio sicuri che farli arrivare da Veneto e dintorni sia la soluzione più economica? E, soprattutto, per spalare ci vuole una professionalità tale che può essere esercitata solo dai foresti?
E nel frattempo cosa fanno tutti i dipendenti statali lasciati liberi per la chiusura degli uffici? A scanso di equivoci, preciso che si tratta di domande, non polemiche preventive o attacchi etnici a Roma. Anzi, preciso pure che sono bergamasco, ma ho vissuto dieci anni nella Capitale, mi sono trovato benissimo, amo Roma e i romani. Fine dei fatti miei.
Per di più,c’è anche un lato positivo.«La strategia nordista per mettere in discussione Roma » evocata due giorni fa dal primo cittadino del Campidoglio è spalata via anch’essa. Dai nerboruti spalatori del Nord Est, ça va sans dire.
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