Il «piano» di Marrazzo bocciato dal governo

Marrazzo ormai alle corde. C’era da aspettarselo che prima o poi il Governo avesse espresso formalmente il proprio disappunto. Così è accaduto. Nella mattinata di ieri, prima che il parlamentino della Pisana esprimesse il parere sulle 350 pagine del piano sanitario regionale 2009-2011, una sonora diffida espressa dal Consiglio dei ministri ha affossato il documentone perché privo di quell’apparato operativo e organizzativo che doveva essere proprio del riordino della rete ospedaliera. Invece, proprio quelle ultime 200 pagine circa, già prima dell’estate erano state stralciate dalla discussione. Tant’è che gli stessi sindacati di categoria assieme alle rappresentanze confederali chiamati a confronto avevano espresso le loro perplessità sulle ipotesi attuative dell’atto di programmazioni.
Il commissario straordinario Piero Marrazzo aveva comunque tirato dritto supportato anche dal lavoro del fido vicepresidente Montino. Ora, dinanzi all’intero papier, il governo dalle forti perplessità delle scorsa settimana è passato così alla diffida formale. Marrazzo si dovrà presentare, entro due settimane, a Palazzo Chigi con il piano sanitario regionale corredato del piano di riordino della rete ospedaliera e dettagliato di tutti quegli aspetti tecnici necessari per far lavorare a regime la macchina della sanità. Altro che chiacchiere. Solo allora l’intero provvedimento, completo, avrà pure la firma del sub-commissario Morlacco. Diversamente l’iter dovrà ricominciare daccapo. Eppure incassata la sonora batosta il presidente-commissario non si è perso d’animo quando, qualche ora più tardi alla Pisana, ha ritenuto adeguato osannare il proprio lavoro. «I debiti sono stati ripianati e ora si può disegnare un sistema più equo, accessibile e funzionale. Stiamo lavorando per portare la sanità del Lazio nel XXI secolo, con gli stessi criteri adottati nei sistemi più avanzati, dalla Gran Bretagna alla Francia».
Una bella faccia di tosta sostenere che il piano sanitario porterà dei miglioramenti eccezionali nella gestione della sanità rispetto a quella che è stata la sanità del passato. Marrazzo ha dimenticato l’eccellenza del Lazio e il cosiddetto «turismo sanitario». Chissà se l’offerta assistenziale così come la vorrebbe disegnare lui avrà le stesse carte in regola? Il progetto portato a conoscenza del parlamentino regionale vanta - si fa per dire - degli ospedali a gestione infermieristica di quattro o anche sei posti letto come quello di Magliano Sabina, di 15 posti letto come quello di Montalto di Castro. Altrettanti per l’ospedale di Ariccia e Ronciglione. Altri venti all’ospedale di Priverno. E che dire poi del Nuovo San Giacomo? Solamente dieci i posti letto. Eppure il presidente-commissario non si esime dal sostenere: «Riaprirà secondo standard nuovi, dando ai cittadini di Roma e del Lazio quei servizi di cui c’è da tempo una drammatica mancanza: sarà un poliambulatorio con un centro per assistere i malati terminali, con residenze per anziani, con un centro di igiene mentale. Servizi veri, più utili e funzionali in quel quadrante di posti letto per acuto, usati impropriamente».


Nel concludere questa filippica si è però dimenticato di aggiungere che l’ultima versione del piano non specifica affatto la ricollocazione dei singoli reparti tantomeno il potenziamento della rete ambulatoriale per la diagnostica sul territorio. Tutt’altro. Gli unici criteri di selezione sono i tagli: altri 1.518 posti letto in meno per tutto il Lazio.

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