
Cala a picco l'interesse per la politica. Una persona su quattro «non segue e non si interessa in alcun modo alla discussione» che riguarda la politica oppure arriva a dire addirittura che «prova fastidio» fino ad arrivare al «disgusto». Se poi aggiungiamo anche tutti coloro che dicono di seguirla «ma solo distrattamente, senza interesse» e quelli che rispondono «non so» la percentuale sale al 50 per cento. A cui va aggiunto ancora un 34% che segue «in maniera interessata ma non partecipa attivamente». La fotografia è stata scattata dal secondo report dell'Osservatorio congiunto Polidemos Università Cattolica-Ipsos che tiene sotto controllo lo stato della nostra democrazia con due rilevazioni all'anno. L'ultima, era stata realizzata a giugno 2024 quando un lievissimo accenno positivo aveva dato (false) speranze. Nessuna fiducia nella politica (per 6 italiani su 10) convinti che siano l'economia e i mercati internazionali a decidere tutto. L'80 per cento pensa che i politici «parlino tanto ma facciano poco», e (il 76%) che «gli interessi della classe politica siano in contrasto con il benessere della gente comune», che la società italiana è ormai guasta (il 60%), e che anche l'informazione faccia la sua parte, con «le notizie che ci arrivano dalla stampa e dai media spesso intenzionalmente distorte per sviarci» (lo dice il 65 per cento). La democrazia delude, ma per bypassare l'inadeguatezza della classe politica la soluzione viene indicata nel mettere più al centro i cittadini. È la convinzione del 68% del campione, mentre solo il 31% pensa sia preferibile una maggiore concentrazione di poteri in un'unica figura di vertice. Una dichiarazione che motiva le intenzioni che spesso poi restano tali: di fronte a un referendum non viene quasi mai raggiunto il quorum. «Abbiamo scoperto che il modo diverso di governare per la maggioranza degli italiani, fortunatamente, corrisponde a un sistema maggiormente democratico, con il rafforzamento della partecipazione dei cittadini e degli strumenti di democrazia diretta», evidenzia Andrea Scavo, direttore Public Affairs di Ipsos. Di fatto tutti gli indicatori evidenziano il senso di vera e propria «inutilità» della politica rispetto alle grandi dinamiche economiche globali, la percezione dell'inconsistenza della classe politica e della sua distanza dalla gente comune, la sfiducia anche verso il sistema mediatico, e la più generale percezione di un declino della nostra società: sono tutte tendenze che si consolidano e rafforzano, con ampie e crescenti maggioranze di italiani ormai schierate sul versante pessimista del sentiment.
Questo secondo report ha riservato un focus particolare al cambiamento climatico. Per mitigarlo il 62% si schiera per un'ulteriore riduzione degli spazi dove è consentito fumare e il 73% è per una limitazione del consumo di suolo.
Inoltre, il 20% ritiene che occorra scoraggiare la proprietà di animali domestici e quindi ridurre l'impronta ecologica legata alla produzione del loro cibo e allo smaltimento dei loro rifiuti. Più ridotto il favore a limitare la circolazione per i veicoli più inquinanti e la costruzione di centrali nucleari (48% e 42% rispettivamente).
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