Ultimo anno della Seconda guerra mondiale, in quattro stagioni la natura compie il suo ciclo in un piccolo paesino di montagna del Trentino dove vive una numerosa famiglia in cui la madre Adele (Roberta Rovelli) ha appena partorito il nono figlio. Il capofamiglia dei Graziadei, Cesare (Tommaso Ragno), insegna a scuola in una pluriclasse che accoglie quasi tutti i suoi figli e dove combatte per insegnare l'italiano a ragazzi che parlano in dialetto. È lui a decidere quale delle figlie è adatta a continuare a studiare mentre si confronta duramente con il figlio maschio grande, Dino (Patrick Gardner) a cui non risparmia nemmeno la bocciatura. L'arrivo in paese di un soldato rifugiato farà perdere la pace a quella famiglia.
Si muove austero, all'interno di questi confini narrativi, Vermiglio, secondo lungometraggio di finzione di Maura Delpero, promossa nel concorso principale di Venezia81, in uscita nelle sale il 19 settembre. L'omonimo paese del titolo esiste davvero si trova a ridosso del Passo del Tonale, al confine con la Lombardia mentre il film è stato girato nei paesaggi boscosi della Bassa Atesina, che restituiscono un'atmosfera suggestiva e senza tempo. È un film rigoroso Vermiglio, che sembra uscito da altre epoche cinematografiche, tanto che il direttore della Mostra, Alberto Barbera, ha citato Ermanno Olmi (e allora perché no lo spagnolo Víctor Erice?) ma Maura Delpero, nata a Bolzano, con la sua lunga formazione documentaristica (è del 2005 Moglie e buoi dei paesi tuoi), aveva già tutti gli strumenti per mettere in scena il suo sguardo originale che trae spunto da questioni molto personali dopo la morte del padre: «Mi è venuto a trovarmi in sogno. Era tornato nella casa della sua infanzia, a Vermiglio. Aveva sei anni e due gambette da stambecco e portava questo film sotto il braccio: una storia di bambini e adulti, tra morti e parti, delusioni e rinascite, del loro tenersi stretti nelle curve della vita».
Il film mostra la bellezza e durezza della natura che si porta via con facilità i neonati, il passare delle stagioni, il latte appena munto e guai se cade una goccia, l'odore persistente della legna, il freddo che entra nelle ossa. La guerra non si vede ma si sente. Il Secolo Breve infatti irrompe portando il caos attraverso un soldato disertore siciliano che la comunità nasconde e da cui una delle figlie della grande famiglia, Lucia (un'esordiente e bravissima Martina Scrinzi), aspetterà un bambino.
In un film molto al femminile, con le diverse generazioni di «piccole donne», a Tommaso Ragno spetta il ruolo più complicato, quello dell'intransigente padre di famiglia che deve prendere decisioni anche dolorose e non sempre piene di grazia: «Quella famiglia ha una caratura archetipica: ha il vantaggio e la forza di essere lontana nel tempo.
Il punto però è stato trovare un modo di stare dentro a qualcosa che non conosco. Mi sono allora lasciato molto commuovere per trovare la durezza di questi padri perché c'è molta infanzia anche in queste persone adulte».
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