L’alto appello del cardinal Bagnasco ad auspicare il ricompattamento dei cattolici per influire sulla politica italiana non lascia spazio ai dubbi: alle alte sfere, il moderatismo del Cav non è più sufficiente nonostante si sia fatto in quattro per evitare nozze gay, concepimenti in provetta, il testamento biologico. Le patonze hanno oscurato il Berlusca agli occhi dei preti. Dunque, nuova Dc o qualcosa di simile e tutti si sono girati con interesse verso Pier Ferdinando Casini che presidia da decenni uno spazietto politico per cattolici alla deriva.
Due parole per riassumere Pierferdy. Cresciuto alla scuola dei pesci in barile dorotei, ragazzo di bottega di Bisaglia e Forlani, Pierferdy fu dato per morto col crollo dc. Fu il Cav a salvarlo, trovando che il ragazzo avesse tratti distinti e un bell’eloquio che potevano tornare utili per farne un figurante della politica. Così, sopravvisse al naufragio e divenne una presenza fissa del centro destra e perfino presidente della Camera. Per intelletto politico è poco più di una comparsa e non ha nemmeno la stoffa del coprotagonista. Ma ha avuto un colpo di genio: creare e tenersi stretto un partitucolo, l’Udc, che in sé non conta ma che è stato percepito come l’erede della Dc. Per dirla meglio: una zattera per raccogliere eventuali nostalgici del partito che fu di Moro e Fanfani.
Rotto col Cav, Pierferdy si è messo in proprio, ha immaginato il nuovo centro e ha trasformato l’Udc in uno specchio per le allodole per cattolici dei due schieramenti. Non li ha attratti per la brillantezza delle sue idee,l’alto profilo della propria visione o altre qualità positive. Però si è visto arrivare dei senzatetto per i più svariati motivi. Chi aveva litigato con Berlusconi, chi con Bersani, chi era andato in pensione da una parte e voleva riciclarsi come politico, tipo il sindacalista Sergio D’Antoni. Altri, più o meno sfaccendati, come Luca di Montezemolo, gli hanno fatto l’occhiolino o, come Gianfranco Fini, hanno cercato rifugio da lui. Diversi hanno iniziato trattative senza concludere, altri hanno passato una notte e all’alba sono fuggiti. Così, da anni Pierferdy è la porta girevole della politica italiana, dove tanti si imbucano e altrettanti scappano. Un albergo a ore dal continuo viavai.
Adesso l’iniziativa di Bagnasco potrebbe moltiplicare il rondò cattolico intorno a quell’ape regina di Casini.E il porporato ce l’avrà sulla coscienza. Sua Eminenza, anche se non ha detto di voler convogliare il suo gregge nell’Udc, sa che il rischio c’è. Tanto è vero che - in seguito al suo intervento l’insoddisfatto pidiellino Claudio Scajola,con l’altro immusonito,Beppe Pisanu, stanno piantando grane al Cav per costringerlo ad allargare a Casini la maggioranza.
Perché ho detto che l’arcivescovo genovese ce l’avrà sulla coscienza? Perché non tiene conto o finge di non sapere che Pierferdy è peggio di Barbablù: tutti quelli che gli cadono tra le braccia se li fagocita e ne succhia il sangue. È - detto con simpatia - una vera carogna e la voracità da mantide religiosa è la sola assonanza col suo cattolicesimo.
Sua prima vittima, è stato Rocco Buttiglione. Era un reputatissimo filosofo, faceva lucidi ragionamenti tomistici applicati alla politica, poi litigò col Berlusca e finì alla corte di Pierferdy. In capo a un anno, i suoi occhi indagatori divennero due bottoni inespressivi, cominciò a balbettare e si spense. Casini, dopo averlo catturato, avergli fatto il vuoto attorno e tolto qualsiasi prospettiva, lo imbalsamò come presidente del partito. Meno di un gatto impagliato. E di Fini che mi dite? Prima, Pierferdy lo accolse come l’eroe che aveva detto al Berlusca: «Che fai mi cacci?», poi lo mise in naftalina. Dovevano battersela per la leadership del centro- Rutelli è lì per bellezza -ma non c’è mai stata battaglia. Gianfranco è confinato coi suoi tre galletti. Pierferdy, invece, parla per tutti, punta al Colle, e ora, grazie al cardinale, spera in un afflusso di catecumeni, sognando fasti degasperiani.
Per concludere, stilo a memoria una lista di divorati casiniani che però, più savi dai due allocchi di cui sopra, sono scappati a gambe levate rifacendosi una vita. Primo di diritto, l'amico di adolescenza di Pierferdy e suo eterno secondo, Marco Follini rifugiato nel Pd.
Nel Pdl hanno trovato scampo gli attuali ministri, Rotondi e Giovanardi, il capo corrente, Baccini, Erminia Mazzoni, altri. A sinistra, D’Antoni,Tabacci ecc. Quelli rimasti invece - Carra, Lusetti, Binetti, Adornato - sonnecchiano nell’anonimato. Se no, Dracula gli salta al collo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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