Un dipinto dalla storia davvero singolare viene esposto e illustrato per la prima volta nella mostra Pinturicchio. Il Bambin Gesù delle mani, fino al 9 settembre nella Sala Regia di Palazzo Venezia. La mostra getta luce su una vicenda misteriosa della storia dellarte, che ha per protagonisti papa Alessandro VI Borgia e la sua amante Giulia Farnese. Siamo nel 1492, un anno noto soprattutto per la scoperta dellAmerica, che vede Roma al centro di quel mondo avvincente del Rinascimento italiano, il cui stile di vita sostanzialmente «pagano» affascinava anche gli uomini di chiesa.
Giorgio Vasari, a proposito del lavoro del Pinturicchio negli Appartamenti Borgia nel Vaticano, riferisce che «ritrasse sopra la porta di una camera la signora Giulia Farnese per il volto di una Nostra Donna e, nel medesimo quadro la testa desso papa Alessandro che ladora». Tale era la carica trasgressiva di questa affermazione che fu per secoli ritenuta inverosimile. Oggi invece sappiamo che la testimonianza di Vasari è suffragata da alcuni documenti, in particolare dallesistenza di una copia su tela, fatta eseguire ai primi del Seicento dal duca di Mantova Francesco IV Gonzaga. Laffresco ha rischiato più volte di essere distrutto dopo la morte del suo committente, ma, data la sua eccelsa qualità, si preferì smembrarlo. Per secoli se ne persero le tracce, finché nel 1940 Giovanni Incisa della Rocchetta vide la copia in un palazzo mantovano e la mise in relazione con due dipinti in possesso della sua famiglia, raffiguranti uno la Madonna e laltro il Bambino benedicente. Quei dipinti erano, in effetti, le parti superstiti del tanto discusso affresco vaticano. Nel 2004 si ha limprovvisa comparsa sul mercato antiquario del Bambin Gesù delle mani, che viene acquistato dal Gruppo Margaritelli.
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