Pizzo, settant’anni da Caimano

Chissà se quel 21 aprile di settant’anni fa, in una casa di Rivarolo, ormai quartiere di Genova, la famiglia Pizzo avesse mai immaginato che il loro secondogenito, a cui fu dato nome Eraldo, avrebbe portato in giro per il mondo il loro cognome. Ma lui, il piccolo Eraldo, come toccò da vicino l’acqua di quel mare con cui sarebbe entrato prestissimo in simbiosi, capì quale sarebbe stato il suo destino. E che destino. Eraldo, poi Pizzo, quindi Caimano: manca solo l’oggetto. La pallanuoto.
Un giro di parole, o forse il non trovare quella giusta per gridare: buon compleanno Caimano. Perché oggi, Eraldo Pizzo compie settant’anni, ed è un giorno di festa per la pallanuoto italiana, che ha in lui la propria bandiera, l’uomo immagine. Forse in Lombardia o in Alto Adige non sanno bene chi sia Eraldo Pizzo. Ma in ogni spiaggia, in ogni piscina dove sia comparso quel magico pallone giallo, il suo nome è scolpito nelle menti di chi ha ormai i capelli bianchi. Il Caimano: un nomignolo affibbiatogli da un suo compagno di squadra, perché quando ancora si giocava a mare, nei tempi morti il nostro faceva spuntare solo gli occhi dall’acqua, e piano piano, muovendo solo le gambe, cercava di guadagnare centimetri preziosi.


Sedici i titoli nazionali, quindici con la Pro Recco, uno con il Bogliasco, l’oro olimpico di Roma del ’60, più i trofei vari di quei tempi (non c’erano ancora mondiali, world league e tutto quanto la pallanuoto moderna ha inventato strada facendo) il palmares. Ma forse una cosa sopra ogni altra ha fatto entrare Pizzo nella leggenda: aver giocato l’ultimo campionato a 44 anni. Vincendo lo scudetto.

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